di Giorgio BICOCCHI
“Mannamo un cappotto a Mourinho: se deve copri’ a -7!”. Pure uscendo dall’Olimpico – mentre Pedro spinge tutti a gettarsi nella festa – e’ sempre derby pensando a Mou, lontano sette punti con il suo Fenerbahce. Se ci avessero detto ad agosto che dopo 4 gare europee saremmo stati in testa, da soli, con tutte vittorie, avremmo chiamato la neuro. Invece questa e’ una Lazio infinita in cui tutti danno tutto per l’altro. Facciamo cadere il Porto nel recupero: l’ingresso di Rovella – soprattutto – rivolta la Lazio, gli rida’ slancio e nuova linfa. E così arriva un’altra vittoria: sono 11 nelle 15 gare ufficiali disputate. Roba da matti, roba da Lazio di quest’anno…
Primo tempo
– Ci preoccupiamo subito. Perché? Perché Gigot si fa ammonire dopo tre minuti per un fallo sotto la Monte Mario;
– L’arbitro ci piace poco. “Questo fischia come una vaporiera del vecchio West”, ci scrive un amico amante della storia. E avrà ragione: alla fine della frazione saranno sei gli ammoniti;
– Il Porto si distende bene ma noi reggiamo l’urto, stretti e compatti;
– Giochiamo meglio del Porto anche se concludiamo poco in porta. “Corremo tanto: ma quanto je da’ Lotito al preparatore fisico”, commenta un tifoso-commercialista (nella gestione-Lotito ne sono sorti tanti…);
– Porto veloce, sbarazzino. E infatti – lentamente – i lusitani sprintano;
– Mandas, mannaggia i piedi! Come a Enschede il portiere greco sbaglia due facili appoggi coi piedi e ci spaventa. “Aho, ce piace spaventacce da soli…”. Un po’ masochisti nella nostra storia lo siamo sempre stati;
– Il Porto coglie un palo interno. Poi Omoridion – il centravanti d’ebano – sbaglia un facile tocco davanti a Mandas;
– La Lazio però è viva: lotta, combatte. Fino all’ultimo giro di lancetta. Guadagnamo un angolo, mischia, il portiere Costa esce malaccio e Romagnoli lo infila con una parabola arquata ma precisa;
– Siamo in vantaggio alla fine della frazione. L’Olimpico canta e aspetta la ripresa. Che immagina tumultuosa. Come poi sara’…
Secondo tempo
– Palleggiamo sicuri mentre il Porto comincia senza cingersi d’assedio;
– Tavares comincia a soingere convinto sotto la Monte Mario;
– Gigot, chiederete. Sembra un pirata del Mediterraneo. Te lo immagini sulla tolda di una nave che assalta gli yacht. Ma piace parecchio perché lotta, combatte e, con tutti i mezzi, pure ammonito, non fa passare nessuno;
– Baroni però intuisce che la gara sta cambiando. Prepara tre sostituzioni ma il Porto ci segna prima. Buco sotto la Tevere, il Porto sfonda li’. Rimette la palla al centro e pareggia;
– Qui in molti hanno profetizzato un nostro crollo, anche emotivo. Invece niente… Vecino sfiora il vantaggio. Imitato poco dopo da Gila;
– “La Lazio quest’anno nun more mai…”, ci sussurra un amico della Tribuna Stampa;
– Infatti non arretriamo anche se pure il pari poteva andare bene. L’ingresso di Rovella e’ determinante: strappa palloni e fa ripartire l’azione;
– “Vabbè’, er puntarello mica e’ male”, si commenta mentre inizia il recupero;
– Macché, decidiamo di prenderci la posta intera. Isaksen scodella, Pedro controlla e d’astuzia sigla il 2 a 1;
– Si canterà di gioia per almeno 10 minuti: questa incredibile Lazio di Baroni sta trasformando l’Olimpico in un festoso Ariston…