di Arianna MICHETTONI

Le pagelle biancazzurre della sfida allo stadio Olimpico Grande Torino: Lazio vincente nonostante qualche brivido, ancora 3 gol dopo quelli segnati in Europa League alla Dinamo Kiev.

Provedel – 6.5: Custodisce la porta biancazzurra sventando i – pochi – tentativi di Ilic, Zapata e compagni. Detta i tempi di una difesa a volte mal posizionata, proprio quanto successo durante l’azione capitalizzata da Adams. Incolpevole.

Lazzari – 6: Di spazio ne ha poco, con l’aggravante di una certa solitudine sulla sua fascia. Le rare incursioni, seppur di buona intuizione, si concludono con scarichi poco efficaci. (Dall’80’ Marusic – 6: Cambio di continuità con il suo predecessore, nel momento di esigenza contenitiva laziale. Tiene la posizione per sventare l’isteria torinese causata dal 2-3).

Gila – 6: Il poco dialogo con Romagnoli causa errori in chiamata dell’uomo e in chiusura. Meno propositivo del solito, meno propenso a lasciare l’area palla al piede accompagnando la fase di gioco. L’insicurezza si trasforma in insensato nervosismo.

Romagnoli – 6.5: Estremamente reattivo su Zapata, bravo e consapevole nell’utilizzo dei falli “tattici”. Sui suoi piedi rotola la palla (sporca) del raddoppio, che colpevolmente disperde – una gioia negata perché troppo improvvisa.

Nuno Tavares – 7: Il significato di provvidenziale sta nei suoi assist, già 4, che restituiscono dignità e speranza ad un ruolo dal triste passato. Devastante nella fase offensiva, che agisce distaccando in velocità e fisico gli avversari; buono anche in fase difensiva, nonostante partecipi da agente del caos nell’instabile retroguardia laziale. (Dal 68’ Pellegrini – 6.5: Subentra a Tavares per limitarne i danni di una condizione fisica non ancora ottimale, diventa il leader della fascia (e della resistenza) laziale quando c’è da tirare avanti la squadra, dettandone tempi e attese del triplice fischio.)

Guendouzi – 7: Guerriero nell’eterna lotta tra bene e male, cede ad entrambe, senza particolari preferenze o pentimenti. Realizza il gol del vantaggio nel ruolo di “Guendovunque”, per poi essere il grande assente in un centrocampo che su di lui regge parzialmente l’equilibrio. Però è già altrove: a dare una mano in difesa, alla ricerca di un pallone da giocare; sulla fascia di Lazzari e Isaksen (e Tchaouna poi) per offrire un raddoppio numerico tanto necessario, quanto inutile.

Rovella – 6: La corsa verso il settore ospiti, celebrazione del raddoppio biancazzurro, gli pulisce l’onore macchiato da una prestazione opaca. Sbaglia molto, soprattutto sbaglia il ruolo-raccordo tra centrocampo e difesa – ilic ringrazia.

Isaksen – 6: Non brilla, oggi, per particolare intelligenza tecnica. Condizione cui si somma un’abbondante dose di sfortuna: spreca tanto quanto produce, soprattutto in occasione del mai realizzato terzo gol. Tuttavia, partecipa all’azione che Dia realizza in rete. (Dal 68’ Tchaouna – 6: Reattività maggiore, ma simile inefficacia: l’energia non manca, va solamente canalizzata),

Dia – 7: Fa il tuttologo laziale. Una manciata di settimane sono bastate per imparare movimenti dei compagni, richieste di Baroni; imparare, soprattutto, la necessità del gol. Il più concreto dell’intera rosa, realizza il gol vittoria rubando la scena (e i cuori dei tifosi). (Dal 68’ Vecino – 6.5: Imprescindibile nella tenuta del centrocampo laziale. Il suo ingresso rimarca la differenza di tenuta, tanto fisica quanto tecnica. La vittoria si regge anche sul suo assist, che innesca il successo laziale.)

Zaccagni – 6.5: Spazi stretti, resi ancora più asfissianti dall’increscioso numero di falli subiti. Sa farsi trovare al posto giusto, nel momento giusto: che sia un contrasto per un raddoppio o una manovra offensiva partecipata, Zaccagni c’è.

Castellanos – 5.5: Triste involuzione: in due occasioni ha nettamente la palla del terzo gol, gli errori sono vizi di forma tollerabili, ma colmi di rimpianti. (Dall’89’ Noslin – 7: mette a tacere polemiche e malumori con un gol che infrange qualche record di velocità e raggiunge, sicuramente, il primato della necessarietà).

All. Baroni – 7: Il “Baronismo” (o Baronesimo) prende forma e adatta la squadra a idee nuove ed efficaci, pure se generate da errori da cui si è imparato. Il tempo restituisce tutto a tutti, lui ne ha tanto a disposizione.

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