di Arianna MICHETTONI

Provedel – 6: Incolpevole sui due goal subiti – incredulità confermata da un’inconfutabile mimica facciale, suscitata da una mediocre difesa laziale. Se ne sta ad occhi sgranati per i restanti minuti giocati dal Milan, nel vano tentativo di contrastare – da solo – le azioni veloci di Leao e compagni.

Lazzari – 5: Surclassato da Okafor, avulso da qualsiasi fase di gioco – apporto nullo nelle movenze difensive, peggiorato da un alto numero di palloni perse e occasioni sprecate. L’unica corsa efficace è quella verso la panchina. (Dal 46’ Marusic – 6: Servono i suoi centimetri e la sua prestanza fisica per arginare le manovre milaniste. Riesce a riportare ordine e solidità, restituendo dignità tecnica ad una fascia destra altrimenti martoriata.)

Patric – 5.5: Il più spregiudicato della coppia: slegato da una posizione fissa, va a pressare alto e a marcare seguendo il malcapitato rossonero fino a centrocampo. È l’ultimo uomo su entrambe le reti rossonere, incapace di chiudere la traiettoria di tiro.

Romagnoli – 5: Il grande assente della linea difensiva. Pavlovic lo surclassa per stacco e durata dell’elevazione; Leao se ne libera ancor prima del contrasto, lasciandolo dietro di sé.

Nuno Tavares – 7.5: Il suo esordio in campionato interrompe la disperata ricerca del terzino perduto: anni ed anni trascorsi per la costruzione del momento della chiusura, del momento dell’inserimento, del perfetto passaggio a Dia. La qualità è la caratteristica distintiva del suo ingresso, mostrando la lunga ma retta via da percorrere per una funzionale manovra di raccordo tra attacco e difesa. (Dal 90 Hysaj – SV)

Guendouzi – 6: Quantità sempre, qualità a volte. Fa le solite corse a tutto campo, trovandosi solo a volte al posto giusto nel momento giusto. Soprattutto nel primo tempo subisce il non gioco della Lazio; la condizione migliora quando i compagni decidono di far girare palla – aiutandoli a tenerla per terra.

Rovella – 7: Il migliore del centrocampo e, con significato assoluto, il migliore della partita con Tavares. L’unico che sempre, nonostante tempi di gioco pesanti e angoscianti, tenta di impostare l’azione – semplicemente, di creare un’apertura. Lo fa prendendosi il pallone persino in difesa, creando una superiorità numerica tale da impedire il peggio.

Zaccagni – 6: Si carica sulle spalle la squadra, indietreggiando per favorire la manovra offensiva e le ripartenze laziali. L’intensità del secondo tempo compensa l’evanescenza del primo, quando nulla poteva contro l’impotenza della Lazio. Peccato per la poca forza e precisione del tiro, dopo l’assist servito da Castellanos, che avrebbe potuto consegnare la vittoria ai biancocelesti.

Dia – 6.5: Potenza, grinta, un urlo già liberatorio che restituisce momentaneo entusiasmo ad un ambiente attonito. Il suo goal ha spaccato la partita, modificando l’inerzia di una gara all’apparenza segnata. La Lazio deve affidarsi alla sua fisicità e alla capacità di liberarsi dalle marcature avversarie. (Dall’81 Dele-Bashiru – 6: Schierato per dar aiuto alla resistenza: contenere il Milan e sfruttare gli spazi per le ripartenze.)

Tchaouna – 5: Gioca la peggiore prima frazione di gioco, che conclude con un grossolano errore su una palla finita in rimessa laterale. La fase di ambientamento pare lunga e colma di incognite, con la speranza che possano risolversi a suo favore. (Dal 46’ Isaksen – 6: Ottimo approccio alla partita: agisce giocate di qualità tale da risvegliare il potenziale della fascia, forzando dribbling e accelerazioni. Porta vivacità ai compagni, che massimizzano il suo ingresso spostandosi in avanti.)

Castellanos – 6.5: Di corsa verso il protagonismo, tra un goal bello e un assist a Zaccagni saturato di possibilità. Questo schieramento offensivo lo esalta e lo alleggerisce, consentendogli più libertà di corsa e di movimento. (Dal 87’ Noslin – SV).

All. Baroni – 6: La formazione iniziale ha degli errori di interpreti e di intenzioni: la Lazio per 45 minuti non ha un’idea di gioco, dimentica dove dovrebbe essere, cosa dovrebbe fare. La consapevolezza di uno svantaggio al significato di condanna gli scatena una reazione efficace, con cambi giusti per tempo e per nome. Sbagliando si impara.

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