Il portiere della Lazio, Ivan Provedel, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Radiosei sul ritiro, sul nuovo allenatore Baroni e su cosa si aspetta dalla prossima stagione:




Come dissi quando sono arrivato, oltre alla felicità di essere qui, volevo essere una parte importante. Volevo dare il mio contributo alla Lazio, dando sempre il mio meglio, aldilà delle considerazioni iniziali. A me interessa fare bene sul campo ogni giorno, ma anche nello spogliatoio e nel quotidiano. I risultati arrivano anche così, non solamente giocando. Al di là delle scelte del tecnico è chiaro che come ragazzo che sogna di arrivare in determinati palcoscenici ci rimani male. Però fa parte del gioco, ho dimostrato di essere tornato in condizione nonostante l’infortunio. Per me è anche un motivo, uno stimolo, di dover cercare un’ulteriore crescita per meritare qualcosa di più in futuro”.

“Io voglio innanzitutto ringraziare i ragazzi che sono andati via, hanno dato tanto a me e alla Lazio in questi anni. Mi hanno fatto capire cosa vuol dire stare qui. Per quanto riguarda il discorso capitano, per come ho vissuto io lo spogliatoio, per me è Danilo Cataldi. Lui è qui da tanto tempo, e più di tutti mi ha fatto capire cosa vuol dire stare alla Lazio. Questo comunque non cambia il mio approccio e il mio modo di fare: ai giovani bisogna dare l’esempio. L’interessamento della Premier? Dovreste chiamare il mio agente e chiederlo a lui. Io e lui parliamo solamente quando c’è qualcosa di concreto, e di concreto non c’è stato nulla. Ho letto anch’io qualche cosa, ma che io sappia nulla di che. Qui sto molto bene e non ho avuto farfalle particolari in testa”.

Io non parlo di Mandas nello specifico ma dei giovani portieri in generale. Dipende dal percorso che si vuole fare. Mandas è un bravissimo ragazzo, un grande lavoratore. Per me il portiere deve sempre giocare, specialmente se giovane. Ovviamente la scelta spetta alla società, che farà le sue considerazioni per il bene della squadra e del ragazzo. Voglio ringraziare Sarri, se sono qui è merito suo. Mi ha dato la possibilità di giocare per la Lazio e di dimostrare il mio valore. Ho cercato di fargli capire il mio punto di vista e di altri ragazzi quando diede le sue dimissioni, ma aveva preso la sua decisione. Con Tudor non ho vissuto molto lo spogliatoio, non saprei dire cosa è andato male. Sicuramente le metodologie di lavoro e l’approccio agli allenamenti erano diversi, non c’è stata sintonia con la squadra. In generale, però, è stata un’annata particolare. Tutto sembrava più difficile di ciò che in realtà era”.

Il mister intanto ha iniziato ad avere un approccio morbido con noi. Non ha stravolto niente, ci ha saputi prendere per il verso giusto. Ci sono tante qualità buone, ma molte cose da migliorare. I ragazzi stanno lavorando con entusiasmo. La richiesta fatta a me è quella che ci sia sì un inizio dal basso, ma con la testa. Serve equilibrio nel giocare e stiamo cercando delle soluzioni che siano utili in fase di possesso. Sono partiti dei ragazzi che hanno fatto tanto e avevano un livello di gioco altissimo. Sono una perdita importante ed è normale che ci sia scetticismo. Però, quello che posso dire, è che anche loro prima di diventare ciò che sono hanno dovuto farsi conoscere. I ragazzi giovani che sono arrivati sono di qualità, di voglia e vogliono dimostrare di meritare questa maglia. Capisco il sentimento del tifoso, non lo biasimo. Ma i ragazzi che sono arrivati meritano fiducia, poi starà a noi coinvolgere l’ambiente e prendere tutta la carica necessaria. Sulla Champions sappiamo che ci sono squadre più attrezzate di noi, ma il calcio non è una scienza esatta. L’obiettivo è diventare una squadra forte e migliorare sicuramente il piazzamento della passata stagione”.






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