di Claudio CHIARINI

Il mercato della Lazio fino a questo momento è rimasto bloccato, soprattutto in entrata. Alcuni dei principali obbiettivi indicati da Sarri sono sfumati: in attacco Milik e Simeone sono stati confermati rispettivamente da Juventus e Napoli, mentre a centrocampo Jorginho appare inarrivabile per via dell’ingaggio troppo alto, Frattesi è attratto dalle sirene meneghine, Loftus Cheek ha scelto il Milan e Zielinski è anche lui sulla via della riconferma al Napoli.




In difesa Luca Pellegrini, come era previsto, non è stato riscattato per la cifra troppo esosa di 15 milioni e si attende un sostanzioso sconto dalla Juventus per riportarlo in biancazzurro. Ci sono però ancora alcune possibilità di acquistare giocatori in cima alla lista di Sarri, principalmente Torreira e Berardi, per i quali vi sono in corso le trattative.
Nel frattempo le uniche operazioni concluse sono state in uscita, con la cessione di Acerbi ed Escalante e l’incasso complessivo di circa 8 milioni, oltre ad alcune operazioni minori (Maliszewski e Cicerelli) e agli svincolati che hanno salutato (Radu, Durmisi e Romero), con Pedro che sta valutando il rinnovo del contratto in scadenza il 30 gennaio.

Adesso la Lazio si trova di fronte all’assenza di offerte economicamente all’altezza per Milinkovic-Savic (cedibile per minimo 40 milioni) e Luis Alberto (cedibile per minimo 25 milioni) e allora Lotito ha preso una decisione fondamentale da un punto di vista strategico: confermare i due gioielli anche a costo di perderli in futuro a parametro zero. Tale scelta è sacrosanta in quanto sgombra il campo dalla apparente necessità di dover vendere per acquistare, trasmette all’esterno un messaggio di solidità economica che allontana affaristi e approfittatori, comunica a procuratori e giocatori che per lasciare la Lazio occorre portare offerte concrete e cospicue. Anche perché solo incassando complessivamente almeno 65 milioni Sergente e Mago potrebbero essere degnamente sostituiti.

Questo chiaro messaggio vale anche e soprattutto per i club del “PIFferaio arabo” che stanno scialando milioni a destra e a manca, ma che quando si accostano alla Lazio sembrano avere il braccino corto e le saccocce a chiocciola. Tuttavia proprio l’immissione di valanghe di denaro arabo nel circuito calcistico europeo, oltre a risanare parzialmente i conti di alcuni tra i club più indebitati, scateneranno un effetto a catena perché, almeno in parte, verranno reinvestiti, proprio come sta facendo il Milan dopo la clamorosa cessione di Tonali per 80 milioni al Newcastle di proprietà del fondo arabo PIF o come farà l’Inter che sta vendendo Brozovic al PIF Al-Nassr per 23 milioni. E qui potrebbe rientrare in gioco la Lazio, con la vendita a prezzo pieno di Milinkovic Savic grazie al denaro fresco incassato e reinvestiti dalle milanesi.

Attenzione però, perché il flautato suon dei milioni non deve illudere che il danaro elargito dal “PIFferaio arabo” sia la panacea di tutti i mali: prima o poi anche i cordoni di quella borsa si richiuderanno e se il calcio europeo nel frattempo non si sarà dato una regolata, attraverso l’introduzione di un serio salary cap e di una distribuzione equanime dei proventi da diritti televisivi, allora rischia di risvegliarsi proprio nel bel mezzo del volo giù dalla rupe…

Tornando alle vicende della Lazio, per il momento occorre accontentarsi di ripartire dalla conferma del Sergente e del Mago, consapevoli che il calciomercato può riservare sorprese, positive o negative, fino all’ultimo giorno.  Detto ciò, a preoccupare in questo momento non è tanto la mancanza di acquisti, quanto invece la solita costante che tutte le estati si ripresenta in casa Lazio: l’incapacità di monetizzare i giocatori in esubero. E ce ne sono tanti: Maximiano, Basic, Marcos Antonio, Cancellieri, Fares, Kamenovic, Akpa Akpro, Jony. Questi otto, assieme ad altri di minor valore, rappresentano un tesoretto da non meno di 35 milioni, svalutato rispetto agli oltre 50 complessivi spesi per acquistarli e quindi ancor più fondamentale da recuperare almeno in parte. Con questi soldi, uniti agli 8 milioni già incassati e agli oltre 80 milioni di introiti complessivi in arrivo grazie alla conquista del secondo posto, non ci sarebbe alcun bisogno di vendere i gioielli di famiglia per fare mercato. Ecco che allora, anche confermando Sergente e Mago, il budget potenzialmente disponibile per i nuovi acquisti sarebbe di circa 120 milioni, più che sufficienti, se ben spesi, per allestire una rosa in grado di essere competitiva su tutti e quattro i fronti: Champions, Campionato, Supercoppa e Coppa Italia.

Occorre dunque solo avere pazienza e fiducia, stavolta si spera ben riposta, e lasciar lavorare il nuovo team guidato da Angelo Fabiani che dovrà essere in grado finalmente di monetizzare gli esuberi, invertendo il trend negativo a cui ci aveva abituato Tare, e acquistare i rinforzi seguendo rigorosamente e puntualmente le indicazioni di Sarri.






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