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L’avvocato Gian Luca Mignogna è stato ospite della trasmissione “Quelli che hanno portato il calcio al Roma” su RadioSei ripercorrendo le tappe della rivendicazione dello Scudetto 1915 per la Lazio e aggiornando anche sugli ultimi sviluppi che hanno portato la questione a restare in sospeso nonostante le evidenti rilevanze ormai emerse per l’assegnazione dello Scudetto ex aequo a Genoa e Lazio:

La rivendicazione ha attraversato ormai un lunghissimo lavoro di 8 anni, l’estensione della petizione a tutte le istituzioni ha portato a fare luce su evidenze che non possono ormai essere ignorate. Abbiamo ricevuto spesso pareri positivi, mi piace ricordare la figura di Carlo Tavecchio che fu propositiva, trasparente ed era tesa a fare finalmente giustizia quando era alla presidenza della FIGC. È arrivato il momento di dare sfratto all’illegalità, correggendo un albo d’oro di fatto illegale e chiudere, dando giustizia alla Lazio, una vicenda sconcertante. È un qualcosa che incide sui brand e fino a qualche anno fa anche sui diritti televisivi“.

La grande scoperta è stata soprattutto far venire alla luce il fatto che l’assegnazione al Genoa non sia mai avvenuta ufficialmente. Questo grazie al reperimento di pubblicazioni d’epoca come La Stampa Sportiva, L’Italia Sportiva e Il Littoriale, che fu anch’esso organo ufficiale della FIGC dal 1927, oltre gli Annuari Ufficiali della Federcalcio. In tutte queste edizioni non c’è mai nè la delibera nè il comunicato ufficiale di attribuzione del titolo di campione d’Italia 1914-15 al Genoa“.

All’epoca una differenza che abbiamo portato alla luce con le nostre ricerche si è rivelata decisiva. Il campionato italiano era considerato quello del Nord, che si aggiudicò il Genoa ma che valeva solo per l’attribuzione del titolo di campione settentrionale. Dire campione italiano era dire campione del Nord, ma era un qualcosa completamente diverso rispetto al titolo di “CAMPIONE D’ITALIA” che il Genoa si sarebbe dovuto giocare con la Lazio, cosa che non è mai avvenuta“.

A novembre organizzammo un sit-in davanti alla FIGC, in accordo con la Questura che aveva autorizzato la presenza di 100 persone come numero massimo. Mi era stato promesso un colloquio che non c’è mai stato nonostante le numerose richieste di audizione, non so che direbbe l’Unione Europea se sapesse del rifiuto ingiustificato di accordare un confronto a una parte in causa. Secondo me le ultime governance della FIGC hanno avuto una gestione un po’ padronale della questione, c’è una falla dal punto di vista giuridico e dobbiamo far sì che siano ripristinate la legalità e la trasparenza citate dalla Costituzione e sul piano sportivo il principio della lealtà“.

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