di Fabio BELLI

Fermate il calcio, voglio scendere: mentre i tifosi delle big del football italiano, che radunano milioni di appassionati e il 90% (giustamente, perché è il mercato che comanda) dell’attenzione dei media, pensano al calciomercato, qualcosa di orribile sta accadendo. Ai disastri della FIGC gestione Gravina, passata attraverso l’esclusione dai Mondiali e il grottesco caso tamponi che ha coinvolto soprattutto la Lazio, fino all’incredibile penalizzazione “metti e rileva” della Juventus, sta probabilmente per aggiungersi la porcata suprema, quella che dovrebbe portare i tifosi a mettere in discussione il sistema intero.




Non accadrà, perché si è visto nel caso del fallimento del Chievo e di quello del Campobasso dello scorso anno che i pesci piccoli non spostano una virgola ed è anche per questo che il calcio italiano si è sfaldato alla base, perdendo ogni credibilità internazionale, a meno che non vogliamo anche noi prenderci in giro facendoci abbindolare dallo specchietto per le allodole di 3 finali internazionali perse su 3.

Tuttavia, ciò che sta accadendo al Lecco è forse quanto di più ributtante mai messo in mostra dalla grottesca burocrazia del calcio italiano. Un riassunto: i blucelesti vincono i ridicoli (perché le parole vanno usate nel potere del loro significato) play off di Serie C, 40 giorni di innumerevoli partite che costano ai tifosi soldi di trasferte, emozioni, pianti, lacrime, salti di gioia. Piazze come Cesena, Foggia, Pescara, Crotone dopo un anno di sacrifici vedono svanire in una notte i loro obiettivi ma è la regola del gioco, una folle maratona dovuta al fatto che la Lega Pro non riesce a garantire che il match fixing non massacri le ultime giornate di campionato, dunque via con i play off a centomila squadre.

C’è un problema però: da anni le date dei play off saltano e si riacchiappano in maniera folle a causa di problemi di penalizzazioni, stipendi non pagati, sanzioni e ricorsi. Quest’anno è stato il caso Siena a far slittare i play off di 10 giorni senza che nessuno in Federazione abbia acceso un computer per rifissare i termini delle iscrizioni. Così il Lecco, miracolosamente promosso in Serie B dopo 50 anni, ha avuto circa 48 ore di tempo per depositare una fideiussione da 800.000 euro (!) e soprattutto per la ridicola necessità di trovare un campo a norma, quando la Serie B da decenni abbatte tutti i record negativi di spettatori. Ma Feralpisalò e Catanzaro hanno avuto 40 giorni per trovare un nuovo campo dopo la promozione, il Lecco neanche 2 giorni.

E qui arriva l’ombra di Cellino, patron del Brescia retrocesso e vecchio amico di tanti presidenti di Serie A: soprattutto di Adriano Galliani, improvvisamente irreperibile dopo aver promesso l’uso del vecchio “Brianteo” e poi tiratosi indietro dopo che il Lecco i play off li ha effettivamente vinti. Ok, la morte di Silvio Berlusconi è sicuramente un evento importantissimo nella storia del Monza e nessuno può negare che il club brianzolo debba ora ponderare ogni nuovo passo, ma Galliani era consapevole dei problemi che avrebbe creato e soprattutto del favore indiretto procurato a Cellino? Di sicuro il patron del Lecco, il vulcanico Di Nunno, con il suo “auguro a Galliani di vivere 200 anni” ha fatto capire come la cosa non sia stata digerita.

Insomma, il Lecco trova casa a Padova, non propriamente dietro l’angolo, ma nell’Italia metà dovere e metà fortuna, come cantava qualcuno, può capitare che di martedì pomeriggio in Prefettura non ci sia… il Prefetto. Ergo, il nulla osta arriva solo mercoledì mattina, quando il termine perentorio per le iscrizioni chiudeva martedì a mezzanotte. E il Lecco, ufficialmente senza stadio anche se di stadi per giocare ne avrebbe di fatto due, il suo e l’Euganeo, è fuori dalla B e anche dalla C, perché ovviamente sarebbe servito iscriversi a 20 campionati contemporaneamente per pensare a tutto. Ci sembra perfettamente logico, no?

Altro che regole uguali per tutti, altro che dura lex sed lex: porcata, c’è un solo nome per tollerare un’esclusione che ammazzerebbe il merito sportivo del calcio italiano 10, 100, 1000 volte, visto che non si capisce perché agli errori del Lecco (che poi errori non sono) dovrebbe subentrare un progetto sportivo fallimentare di una squadra retrocessa e non un Foggia che a questo punto, dopo aver vinto 1000 partite da batticuore nei play off ormai degradati a farsa vergognosa, sarebbe la squadra con lo stadio e i criteri per fare la B.

Diciamo sarebbe perché, parafrasando una serie molto in voga in queste settimane, questo (caso) Lecco non ci renderà cattivi: in Serie B DEVONO giocare i blucelesti, nello stadio disponibile e secondo le regole, ma sbattere in Serie D una squadra economicamente virtuosa, distruggendo contratti e rovinando dipendenti, sarebbe il punto di non ritorno di chi il nostro calcio lo governa. E ci fanno pena i tanti “Mauro Coccodrello” che, come diceva proverbialmente Flaiano, “corrono in soccorso del vincitore“, spazzando già via con gusto Lecco dalla mappa del calcio italiano per fare posto al previdentissimo amico. Speriamo che qualcuno si rende conto dell’orrore sportivo che si sta per perpetrare e intervenga, come solo un Deus Ex Machina può fare per salvare una storia maledetta.






1 commento

  1. Al netto di tutte queste porcate mi chiedo e domando..ma davvero continuate s pensate che il lecco abbia vinto meritatamente le due finali play off? L onestá intellettuale,la lealtá sportiva racconta un altra verità, vista fa tutti e sotto gli occhi di tutti.
    Ai posteri l’ardua sentenza.

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