di Fabio BELLI
Fare il napoletano, stanca. Così si chiama il disco di un artista, Federico Salvatore, scomparso proprio in questi giorni e che, al di là di alcuni fortunati tormentoni che furono croce e delizia della sua carriera negli anni ’90, rappresentava una napoletanità atipica, forse per questo messa con gli anni ai margini rispetto al quadretto da presepe che, spesso sin dalle istituzioni, si voleva rappresentare della città partenopea.
Fare il napoletano, stanca. L’avrà pensato anche chi, al famigerato Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive, per gli amici CASMS, ha dovuto decidere su un posticipo che ha del demenziale: Napoli-Salernitana si giocherà dopo Inter-Lazio, spostata da sabato alle ore 15 alla domenica successiva alla stessa ora, nella speranza che i biancazzurri possano cadere, impuntarsi a pochi metri dal traguardo nella zona Champions, per dare via libera a una festa che comunque si celebrerà, questa settimana o un’altra. Forse, però, l’inadeguatezza del sistema calcio e di chi lo governa è ormai tale e tanta che anche uno Scudetto del Napoli da gestire con la squadra in trasferta, tra ritorno a Capodichino e festeggiamenti dei tifosi al seguito, fa paura e si cerca la soluzione più facile, sempre e solo a spregio della competizione sportiva.
D’altronde “l’operazione San Gennaro” per cercare di scippare alla Lazio non il tesoro del Santo ma quello della Champions League è partita ben prima questo assurdo posticipo, che lascia pensare come la pressione alle ore 12 sarà tutta su una squadra che, perdendo, darebbe finalmente via libera (Salernitana permettendo poi, altro particolare sul quale tutti hanno vergognosamente sorvolato) a questa grande festa, attesa 33 anni dal popolo napoletano ma che non dovrebbe influenzare chi lotta per altri obiettivi. È scattata ancor prima dell’arbitraggio di Ghersini, orma sapientemente messo dietro lo schermo del VAR in Benevento-Parma una volta risistemata nei binari quella Lazio che già darebbe un fastidio enorme se rubasse il posto-Champions, figuriamoci il secondo posto a chi, tra sponsor saltati e debiti a nove zeri, proprio non può fare a meno di far parte dell’Europa dei grandi. E, sicuramente, non per lasciare spazio a chi di quei soldi in cassa non ha bisogno per sopravvivere. Negli ultimi dieci bilanci l’Inter ha sfiorato il miliardo di euro di perdite (-963,8 milioni), seguita da Milan (-910,7 milioni) e Roma (-834 milioni), mentre poco meglio ha fatto la Juventus (-591,3 milioni). La Lazio, supera di poco i 20 milioni.
È infatti iniziata, l’operazione San Gennaro, con l’incredibile vicenda dei punti prima tolti, poi restituiti ma occhio che potrebbero essere tolti di nuovo, a una Juventus che rischia di diventare quasi vittima del sistema, se non ci fosse da ridere. Roba da dimissioni di un’intera nomenclatura, lo stato maggiore del calcio italiano invece sta sempre lì, non lo sposti nemmeno se l’Italia dovesse non qualificarsi ai Mondiali (diciamo per assurdo, sarebbe incredibile no?). Sarri l’ha detto in conferenza stampa: e se con i bianconeri si fosse giocato per un ottimo pareggio che oggi, a conti fatti, sarebbe già costato alla Lazio il secondo posto in classifica? E chissà cosa ha pensato oggi pomeriggio il mister dell’anticipo al venerdì con il Lecce, senza motivazioni se non quelle di far conoscere a Milan e Inter che giocheranno di sabato (con un derby di Champions da affrontare il martedì successivo) il risultato dei biancazzurri in anticipo e regolarsi di conseguenza. Altro che festa Scudetto, la festa stanno provando a farla sempre gli stessi ai soliti noti. Insomma, fare il napoletano sì, stanca: ma anche fare il laziale mica scherza.