L’edizione odierna del quotidiano Il Tempo si focalizza sulla sfida di sabato prossimo tra Lazio e Juventus: il tecnico biancazzurro Maurizio Sarri è pronto a lanciare il guanto di sfida al club con il quale ha conquistato lo Scudetto, l’unico della sua carriera, ma con il quale allo stesso tempo non è mai sbocciato un vero feeling:




Più che una rivincita, cerca una rivalsa. Perché il suo lavoro dalla parti del «Regno Sabaudo» non è mai stato apprezzato. L’uomo con la tuta a Corte degli Imperatori; non poteva funzionare, il centro di gravità era Cristiano Ronaldo, una multinazionale piazzata in mezzo a uno spogliatoio consunto, avvinzito, spremuto. Eppure fu scudetto. «Abbiamo vinto il titolo senza praticamente festeggiarlo – aveva commentato qualche mese dopo l’allenatore – siamo andati a cena ognuno per conto proprio. Probabilmente l’anno giusto per andare alla Juventus sarebbe stato quello successivo, quando a maggio hanno festeggiato il quarto posto». È stato un addio indolore, perché Sarri e la Juventus non si sono mai amati; un’infatuazione estiva dopo la noia degli otto scudetti consecutivi tra Conte e Allegri, una storia chiusa in fretta senza rimorsi né rimpianti; a volte, vincere non è importante, ma neanche l’unica cosa che conta, se è vero com’è vero che la percentuale di vittorie di Maurizio Sarri è stata superiore a quella ottenuta da Capello.






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