di Arianna MICHETTONI

Le pagelle biancazzurre della vittoria della Lazio allo Stadio Arechi contro la Salernitana:

Provedel – 6.5: Neutralizza il già sterile attacco granata, facendo delle uscite il suo punto di forza. Reattivo e presente quando è chiamato a supportare la ripartenza. Però fa poco altro, se non stare bene tra i pali.

Marusic – 7.5: La sua comfort-zone è la difesa, ed è un peccato perché – data la sua dominanza fisica – riesce bene ad aprire anche varchi offensivi. Un talento poco o nulla sfruttato, causa di un cortocircuito di sudditanza psicologica condiviso tra il buon Adam e gli avversari, più spaventati dalla sua presenza che dalla reale efficacia. Va meglio quando sulla sua fascia viene invertito Pedro, che apre gli spazi e lo invoglia a muoversi.

Casale – 7: La Salernitana rinuncia al suo potenziale offensivo, semplificando il seppur impeccabile operato difensivo – utile non solo ad annullare le velleità dei padroni di casa, ma soprattutto a restituire il possesso di palla e gioco ai biancazzurri. Conosce ormai a memoria i movimenti, tanto da potersi – all’occorrenza – sostituire persino a Provedel sulla linea di porta.

Patric – 6.5: Movimenti meno brillanti del suo compagno di reparto, ma il fine giustifica i mezzi: il clean sheet giornaliero è tutta bontà e sortisce l’effetto sperato.

Hysaj – 7: Fonte d’ispirazione dei suoi compagni, che illumina con la più immediata delle applicazioni calcistiche: la semplicità. Hysaj fa movimenti semplici, imposta azioni semplici, ed ha anche una chiave di lettura semplice. L’applicazione c’è, l’efficacia è rivedibile ma l’efficienza è totale.

Vecino – 6: La definizione di entropia: vede poco i suoi compagni e quando ha la palla del vantaggio sbaglia malamente. Se contestualizzata ad un avversario modesto, la sua prestazione alimenta l’incognita tra il potere e il volere: la costruzione a centrocampo non è quasi mai ostacolata, sta a Vecino trovare la qualità per massimizzarla. (dal 78′ Basic – 6: Torna in campo a prendere un posto prevedibile, ed è immediatamente in area granata a far pressing per tenere il possesso di palla e di gioco.)

Cataldi – 6: Cresce di intensità e la sua crescita è direttamente proporzionale all’aumento del ritmo di tutta la squadra. La partita si è giocata poi principalmente nella metà campo, quando le due squadre hanno ponderato le forze collettive: Cataldi poco sposta gli equilibri propulsivi della squadra, ma fa un buon lavoro di raccordo tra difesa e centrocampo e aggiunge ordine quando le fasi di gioco si fanno più concitate.

Luis Alberto – 6.5: Plateale, soprattutto nell’allargare le braccia per protestare contro il tempo che passa, contro l’acredine dei contrasti di gioco e di vita, contro i compagni che non seguono le visioni che solo lui ha davanti gli occhi. Mistica applicazione del calcio giocato, è comunque silenzioso trascinatore del doppio vantaggio laziale e catalizzatore della grazia di Ciro Immobile. La gestualità teatrale, unita alla capacità di creare spettacolo, lo rendono il migliore a centrocampo; ma di clamoroso c’è l’errore sul rigore che avrebbe chiuso la partita.

Felipe Anderson – 6.5: Si rifiuta di ridurre la complessità, e così finisce per sbagliare il difficile e rinunciare al facile. Non basta una squadra a trazione offensiva e a disposizione dei suoi movimenti: lui sceglierà sempre la soluzione difficile, solitaria e non applicabile. Eppure è dalla sua la velocità, la stessa capacità che lo rende incontenibile e che gli causa quasi un’incapacità di saltare l’uomo – se nessuno tiene il suo passo, non c’è nessuno da saltare.

Immobile – 8: Ritrovato, nel fisico e soprattutto nello spirito. Ed è la mente a far da forza trainante per il grande Ciro, che deve imporre il suo benessere con una doppietta che restituisce slancio alla Lazio e fiducia a sé stesso, alla squadra e all’ambiente. Protagonista assoluto della vittoria che è un regalo per tutti – più che un compleanno, un Natale fuori stagione. (Dall’86’ Cancellieri – 6: Impatta positivamente procurandosi un rigore e procurando un dubbio, l’eventualità di concedergli maggiore minutaggio.)

Pedro – 7: Corre tanto ed è al centro della manovra offensiva biancazzurra, nonostante l’infortunio. Già nel primo tempo è il motore che dà slancio ad Immobile e Felipe Anderson, mentre cerca la complicità con Luis Alberto e prova la realizzazione per la gloria personale. Arriva comunque, nella gratitudine per un calciatore che gioca con l’età, con un vistoso cerotto e con gli avversari, senza perdere mai.

All. Sarri – 6.5: Cercava la continuità ed è arrivata, nonostante la bassa caratura del doppio avversario affrontato e battuto. Gestisce bene le rogne Milinkovic/Zaccagni, le cui due assenze combinate generano sempre un senso di allarme. A lui poco importa: ridisegna la squadra secondo le sue esigenze di stabilità, ordine e solidità. E si arrabbia quando questi tre pilastri sono scossi dall’interno, nell’ossessiva ricerca del pathos. Vince e convince con il minimo sforzo, solo chiedendo ai suoi di fare le cose semplici: fraseggio a centrocampo che apre gli spazi e cinismo in fase offensiva.

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