di Giorgio BICOCCHI

Parola d’ordine: dimenticare il Luna Park di martedì sera, con una Lazio fiammeggiante capace di schiantare il Milan più di quanto abbia detto – alla fine – il punteggio. Quella con la Fiorentina, classifica alla mano, è diventata una delle partite più importanti della stagione. Per questo sarebbe fondamentale vincerla, pure giocando male, pure vincendo su una “spizzata” o su autogol, pure soffrendo senza dare spettacolo, insomma pure al termine di una prestazione “rejana” (nel senso di pratica) e non “sarriana”.




C’è poi un’altra implicazione psicologica di cui diffidare: vietato ricordare, pavoneggiandosi, il 7 a 0 complessivo, riferito alle ultime due sfide contro la Viola. Nel marzo scorso maramaldeggiammo 3 a 0. Facemmo addirittura di meglio lo scorso ottobre, confezionando un poker poderoso.

Ma non è che la Fiorentina giocherà con il freno a mano tirato, mettendo nel mirino il quarto di finale, in gara “secca”, che giocherà mercoledì al “Franchi” contro il Toro, ha profetizzato qualcuno adombrando così il dubbio (forzato…) che i viola scendano all’Olimpico con la mente altrove? Ecco, diffidare alla grande anche di questa sensazione. Perché perdere in partenza, mollare l’obiettivo, quasi snobbarlo, non piace a nessuno. Soprattutto alla Viola attuale che sta disputando un campionato di retroguardia, vincendo poco, segnando col contagocce, non entusiasmando neppure un po’. Con i tifosi che sono dalla parte di Commisso ma non al fianco del resto della dirigenza che pure i denari del tycoon italo-americano dispone.

Per carità, la Fiorentina è alla portata della Lazio. Ma siccome ci siamo già passati, pagando clamorosamente dazio (vedi le gare contro Samp, Salernitana ed Empoli, maledizione…) meglio tenere alta l’attenzione, concentrati sul pezzo e non distratti.

Vero è che limitare Amrabat – forse il giocatore più bravo ammirato al Mondiale qatariota – potrebbe essere la chiave-giusta per inficiare l’intera manovra viola.

Un piccolo vantaggio? La Fiorentina sembra incapace, per struttura di organico, di difendersi. Le piace attaccare – anche se segna poco – e accettare il gioco altrui. Ecco, questa duplice combinazione potrebbe essere un vantaggio per noi, spesso zavorrati da squadre-corte e difese serrate ad oltranza…






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