di Giorgio BICOCCHI
Ma Zaccagni, ormai, come si ferma? Che partita ieri sera, Mattia, fiammeggiante sotto la Tevere, prima. sotto la Monte Mario, poi. Una spina nel fianco per il povero Calabria, costretto spesso alla resa, ovvero a lasciarlo passare. E Mattia, come spesso accade quando è assistito dal suo bagaglio, ha inciso, anzi spaccato la partita, al pari di Luis Alberto, Sergey, Felipe e Pedro.
Ha segnato un gol di destrezza sotto la Sud. Poi, per poco, non ha realizzato il gol del 3 a 0, il punteggio più giusto con il quale doveva concludersi il primo tempo. E, nella ripresa, negli spazi più larghi, ha arrembato ancora, splendido e sfuggente per le grigie maglie rossonere.
Un vero tormento per Pioli e per l’intera retroguardia del Diavolo, apparsa impreparata davanti ai suoi guizzi. Tanto da far sorgere il rimpianto: perché Sarri sostituì lui e Luis Alberto a un quarto d’ora dalla fine di Lazio-Empoli? Senza due dei nostri giocatori più forti, capaci di tenere palla, di farsi fare fallo o di incunearsi negli spazi, incassammo la rimonta toscana perdendo – sul filo di lana – due punti che, classifica attuale alla mano, ci avrebbero beatamente proiettato, in solitaria, alle spalle del Napoli.
Come può essere limitato, ormai, Zaccagni? Con il raddoppio di marcatura? Mah, mica tanto perché poi lui è capace di dare via la palla di prima, sprigionando la superiorità numerica. Con il fallo sistematico? Si ma poi il difensore – o chi per esso – rischierebbero il “rosso” dopo mezz’ora.
Ecco, dati alla mano, si può tranquillamente affermare che oggi Zaccagni è forse il giocatore italiano più in forma, forse pure il più bravo e completo. Un giocatore offensivo europeo, che corre tanto, prende tante botte ma segna (già 8 gol a referto), collezionando spunti e giocate. Un vero affare averlo preso a 8 milioni dal Verona: la conferma che in Italia l’esterofilia è una brutta malattia e può rovinare bilanci e sogni…