Delio Rossi, ex tecnico della Lazio, è intervenuto ai microfoni di Radio Incontro Olympia per fare il punto a pochi giorni dalla ripresa del campionato dopo la sosta per l’attività delle Nazionali:




La Nazionale è sempre il sogno di ogni calciatore, poterne vestire la maglia e poter rappresentare il proprio Paese deve essere motivo di vanto, un sogno che si inizia a nutrire da bambino. Il fatto che qualche giocatore lo viva come un impedimento o ci vada solo se può garantirgli visibilità è un sintomo di pochezza di quella persona. Al momento ci sono paesi che sono più avanti di noi ma ritengo che Mancini stia facendo bene, brucia sicuramente il fatto di non andare ai Mondiali, per giunta per due volte di fila. Questo è dovuto alla carenza di campioni in certi ruoli, soprattutto in attacco ma anche in difesa, nelle ultime partite hanno giocato ancora tre ultratrentenni, in prospettiva dei prossimi Europei manca ancora quel ricambio che c’era invece 10 anni fa.

Non credo sia difficile riattaccare la spina dopo la Nazionale, non è che si va in vacanza. Ci sono però giocatori, come i sudamericani, che vanno a giocare dall’altra parte del mondo e cambiano completamente abitudini per alcuni giorni, sono loro i più esposti agli infortuni anche per questo motivo. Giocare 70 partite stagionali è comunque un problema per tutti.

Esistono due categorie di giocatori, fondamentalmente, quelli bravi e quelli no e Milinkovic-Savic appartiene alla prima categoria. Sono quei giocatori che non hanno bisogno di un allenatore in particolare per fare bene, Sergej è il centrocampista della Serie A a mio avviso più forte perché abbina grande qualità a grande fisicità e questo fa di lui un calciatore di livello internazionale, fermo restando che se giocasse nella Germania o nell’Inghilterra, per fare degli esempi, godrebbe di una considerazione diversa.

Il rendimento di Sarri alla Lazio è in linea con quanto ci si aspettava da lui, studiavo i suoi allenamenti quando guidava la Sangiovannese e ancora non aveva deciso se smettere di lavorare in banca. E’ sempre stato un allenatore all’avanguardia: i margini di miglioramento ci sono ma su una cosa voglio essere chiaro, io non ho mai pensato che un allenatore possa trasformare un giocatore scarso in un giocatore bravo. Per fare il tipo di gioco che vuole Sarri ci vogliono calciatori idonei capaci anche di restare al top fisicamente, perché altrimenti si perdono le distanze in campo e si va incontro a brutte partite come quella col Midtjylland.

“Non mi aspettavo un impatto così positivo da parte di Provedel, onestamente. Si tratta di un portiere che conosco e che al momento valeva come altri del nostro campionato. La differenza però spesso la fa la personalità: ci sono giocatori da 7 che danno sempre 7, altri non riescono a garantire la stessa costanza.”

Il discorso sulla capacità di lanciare i giovani parte da lontano, ci sono nazioni come il Belgio che ci sono passate avanti pur essendo un paese più piccolo, lo stesso vale per la Croazia. C’è una carenza di talenti ma anche di strategia, nel 2006 eravamo all’apice del calcio mondiale ma mentre avveniva questo altri che erano dietro di noi ristrutturavano il loro modo di fare calcio, succedeva in Spagna e in Francia con i loro migliori giovani che si allenano nei centri federali e non hanno paura a metterli dentro anche perché lì la delusione di una sconfitta si consuma nella stessa giornata della partita, in Italia se perdi è come se avessi commesso un crimine. Si poteva e si può fare di più a livello di strategie per il nostro calcio.






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