di Arianna MICHETTONI (foto © Antonio FRAIOLI)

Gli inizi sono come le famiglie felici tolstoiane: si somigliano tutti, tutti hanno la medesima gestualità emozionata. Non c’è viso che non sia sorridente e non c’è sorriso che non custodisca il tripudio dell’attesa: una nuova stagione – questa, di calcio e storia Sarrista – che brilla di aspettative, che ha un’ombra di insidiosa incognita, Un inizio perentorio, quasi a voler immediatamente stabilire ruoli, supremazia e comando: è la Lazio in campo, la prima squadra della capitale, qualsiasi avversario non può che fermarsi – anche solo per un attimo – a riconoscere, ed onorare, tale merito.




Perché poi, a fermarsi, sono i cuori di tutti i laziali presenti: c’è chi dice che è il bello della diretta, l’imprevedibile; è invece l’insostenibile della diretta, l’insostenibile leggerezza dell’essere Maximiano. Il nuovo numero 1 biancazzurro poco aveva convinto anche in precampionato, pur vantando tutti i benefici del dubbio: leggero nelle uscite, poco dominante in area, non impeccabile in parata. Eppure, nel generale clima di gioia, non ci si accorge del problema principale: una certa inettitudine pedestre (termine che abbraccia entrambi i significati). Così si lancia in un’uscita mani a terra, la novità Luis Manuel, ed è la cronaca di un disastro annunciato – o, a vederla con l’ottimismo che è il profumo della vita (e anche di questa partita), la cronaca di un record annunciato. L’arbitro è chiamato al VAR per prendere la decisione più semplice (e difficile, per gli oltre quarantamila presenti allo Stadio Olimpico): sventolare un cartellino rosso, il primo ricordo di questa stagione, e favorire l’esordio di Provedel (tranciando le velleità di Basic, sacrificato per mantenere l’equilibrio di squadra).

E uno potrebbe finirla anche così la cronaca, perché che altro c’è da raccontare? Il ventesimo del primo tempo ha già esaurito l’emotività laziale, ma i padroni di casa giocano bene anche in inferiorità numerica. Skorupski para su un Immobile lanciato a rete, togliendogli la gioia del primo gol. Il cooling break (prerogativa del calcio d’agosto) restituisce una Lazio con una maggiore identità visiva: lo schema scelto da Sarri è un chiaro 4-3-2, con Zaccagni indietreggiato. Il Bologna trova invece maggior vigore, inasprendo i ritmi di una partita che, al 33’, è soprattutto tesa.

E di tensione crescente si tratta quando al 36’ – per uno sciocco fallo su Sansone di Zaccagni, incapace di spazzare su appoggio di Romagnoli – l’arbitro concede (e successivamente conferma, tra le proteste) – calcio di rigore: dal dischetto Arnautovic. L’ingenuità è il fattor comune di questo esordio che più somiglia ad un incubo, perché l’esultanza del numero 9 rossoblù esaspera il nervosismo degli uomini di Sarri. Una rabbia difficile da gestire per Massimi, che ricorre al cartellino giallo su Soumaoro nel tentativo di riportare ordine su un campo dove, almeno nei minuti finali del primo tempo, regna l’anarchia totale. Sansone per il Bologna e il solito Immobile per la Lazio, due occasioni che sono il preludio all’ennesima crisi in mezzo al campo: fallo su Lazzari in area ma l’arbitro non fischia il rigore, isteria crescente che sfocia in un durissimo sfogo di Immobile, Bologna che supera il limite della scorrettezza riprendendo il gioco, Soumaoro espulso per somma di cartellini gialli. 50’ minuti esauriti così, con la Lazio sotto di un gol e uno spirito esacerbato da un primo tempo decisamente da dimenticare.

La seconda frazione di gioco vede lo stesso dieci biancazzurro – nessuna sostituzione per Sarri e nessuno a bordocampo in fase di riscaldamento. Il Bologna invece sostituisce Sansone con Bonifazi. Gioco che si stabilizza a centrocampo, interrotto dai falli bolognesi non appena la Lazio tenta – tenta soltanto – l’apertura offensiva. Pure un calcio d’angolo diventa problematico: porta via minuti preziosi, colpevole anche un arbitro incapace di calmare Medel e compagni – ma capace, macchia di disonore su una partita totalmente insufficiente, di ammonire Sarri.

Fasi di disordine e di boati assordanti del pubblico: anche Zaccagni cade in area ma l’arbitro continua a far cenno di no, Milinkovic lancia altissimo sullo sviluppo offensivo. Lazio narcolettica in attacco, sveglia sulle proteste e un Bologna che si affida allo schema del “buttarla in caciara” – non proprio uno spettacolo, ma si può categorizzare questa partita tra i thriller psicologici che inducono alla follia svilente. È quindi il momento di far entrare Luis Alberto, il dieci genio e sregolatezza per una trama di pazzia applicata al calcio.
Lazio squilibrata, perciò: senza Cataldi a far da filtro, con un arbitro che ha inghiottito il fischietto, a coronare l’insensatezza di 23’ minuti della ripresa è l’autogol di De Silvestri su lancio di Lazzari mal ribattuto da Skorupski. 1-1 e una partita che, nell’immaginario collettivo, inizia adesso.

Seconda rinfrescata di squadra e poi verso l’ultimo quarto d’ora. E si sapeva che la qualità del gioco avrebbe risentito del caldo estivo, non si sapeva però di un match complessivamente brutto, ingolfato – e, dal pareggio, anche noioso. La Lazio cerca gli spazi, taglia in orizzontale il campo per tentare l’imbucata e, manco a dirlo, ci riesce con Ciro Immobile che va a riprendersi la Curva Nord con un’esultanza da re indiscusso. Tutti impazziti (per mantenere la narrazione di questa serata) e tutti distratti, anche, perché il Bologna ricomincia aggressivo alla ricerca del pareggio.

Provedel ed un tutto campo Immobile scongiurano il pericolo, Sarri rimedia con un triplo cambio: dentro Cancellieri, Vecino e Hysaj; fuori Anderson, Milinkovic e Lazzari. Cinque minuti da giocare più recupero: l’obbligo laziale è il possesso palla, dovere morale nei confronti di un pubblico che trascorrerà il Ferragosto smaltendo i postumi di una crisi cardiaca. Il Bologna continua il pressing per evitare di addormentare i minuti finali, favorita da un arbitro che vede rimesse laterali dove gli altri vedono palle tenute in campo.
E di fallo laterale si gioca l’ultima palla della partita: ce l’ha il Bologna, ma lo spreca favorendo una ripartenza della Lazio interrotta da un fallo e dal triplice fischio. Tre punti letteralmente conquistati, per una prima di campionato che ha completamente assorbito la capacità di sofferenza ed esultanza del popolo biancazzurro.

IL TABELLINO

SERIE A

LAZIO-BOLOGNA 2-1

Marcatore: 38′ rig. Arnautovic (B), 68′ aut. De Silvestri (L), 79′ Immobile (L)

LAZIO (4-3-3): Maximiano; Lazzari (83′ Hysaj), Patric, Romagnoli, Marusic; Milinkovic (83′ Vecino), Cataldi (65′ Luis Alberto), Basic (8′ Provedel); Felipe Anderson (83′ Cancellieri), Immobile, Zaccagni. A disp.: Adamonis, Gila, Radu, Kamenovic, Marcos Antonio, Bertini, Romero, Moro. All.: Maurizio Sarri

BOLOGNA (3-5-2): Skorupski; Soumaoro, Medel, Lykogiannis (64′ Kasius); De Silvestri, Dominguez (74′ Barrow), Schouten, Soriano (64′ Aebischer), Cambiaso (86′ Vignato); Sansone (46′ Bonifazi), Arnautovic. A disp.: Bardi, Bagnolini, Angeli, Orsolini, Raimondo, Motolese, Amey, Urbanski, Mbaye. All.: Sinisa Mihajlovic

Arbitro: Luca Massimi (sez. Termoli)

Assistenti: De Meo – Scarpa

IV uomo: Pezzuto. V.A.R.: Ghersini. A.V.A.R.: Lo Cicero

NOTE. Ammoniti: 23′ Sansone (B), 38′ Arnautovic (B), 40′ Soumaoro (B), 53′ Cambiaso (B), 58′ Sarri (L). 71′ Lazzari (L), 86′ Aebischer (B), 90′ Immobile (L)






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