di Arianna MICHETTONI
C’è una protesta in atto. Per motivi condivisibili, una scelta di cuore – dicono – e costruttiva – giurano. Perché la società manca di rispetto a chi la Lazio l’ha sempre seguita, sostenuta, incoraggiata. E mai abbandonata, anche durante prospettive funeste, gioco brutto e risultati frustranti. C’è una protesta in atto e un Lazio-Milan che diventa Milan-Lazio, uno stadio consegnato alla tifoseria ospite che fa presto a respirare aria di casa, ad imporsi con una coreografia, a far sentire – voce unica – cori e boati. C’è una protesta in atto che però non protesta con la delicata classifica biancazzurra, forse lanciata in zona Europa e forse no, una condizione di Schrödinger che divide a metà anche la partita tra quello che è, al presente, e quello che sarà, al futuro (condizionale). E una domanda, imperativa: una classifica buona o cattiva, come un gatto vivo o morto, potrà riportare i tifosi laziali allo stadio?
Interrogativi spazzati via dal calcio d’inizio, che spetta al Milan: già i primi secondi però raccontano di una Lazio rabbiosa, l’animo della stessa fierezza di un’amante abbandonata. Vuole che tutti si accorgano della sua bellezza irrinunciabile, vuole che tutti dicano è meglio lei, vuole che tutti la elogino. È Ciro Immobile a volerlo più di tutti, lui che dell’orgoglio ne ha fatto il suo riflesso allo specchio. I rossoneri cantano, lui danza: dopo soli 4 minuti riduce al silenzio il settore ospiti, esultando al suo cospetto. Un sussulto, tanto basta; è già il 16’ ed è Milan a tutto campo, proprio perché sotto di un gol. La difesa laziale sembra però reggere bene, sapendo di dover controllare, mettere ordine, attendere e ripartire. Chi regge peggio è Strakosha, forse non del tutto recuperato: pare aver perso la lucida razionalità delle precedenti gare, cedendo all’istinto come reazione all’asfissiante pressing milanista.
Al 20’ la gara diventa poco giocata e molto lottata. Il Milan impone la sua fisicità, fermando ruvidamente le (poche) ripartenze laziali. La conquista del pareggio si fa insistente: ultima di una serie di incursioni in attacco è quella di Leao, che al 29’ dà l’illusione del gol colpendo l’esterno della rete difesa (male) dal numero 1 della Lazio. Ma è un Milan-ovunque: c’è un uomo schierato su ogni giocatore laziale, e tutti – con assoluta precisione – seguono il movimento del pallone per aggredirlo. La Lazio da attendista diventa difensivista ma, al 32’, questa scelta – seppur pericolosa e vietata ai deboli di cuore – funziona. Funziona tanto bene da portare al secondo miglior momento biancazzurro: Lazzari li supera tutti ma l’attacco laziale è inefficace.
Non sfruttare le poche occasioni concesse può diventare decisamente problematico, soprattutto per il gioco intenso e la totale assenza di break utili a raccogliere idee e posizioni. Energia, fisicità – in buona sostanza, assalto Milan: al 44’ è stabilmente in area di rigore laziale, mentre i biancazzurri adottano, probabilmente perché costretti e privi di valide alternative, la resistenza a denti stretti. Si potrebbe pensare ad un calo milanista, si potrebbe puntare sulla stanchezza del diavolo, e invece: dei due minuti di recupero concessi a conclusione del primo tempo altro non si è visto che il disperato tentativo di non finire la prima frazione di gioco in svantaggio. Non riesce tuttavia il proposito rossonero: al duplice fischio è la Lazio ad essere in vantaggio, grazie alla rete di Ciro Immobile. Onore al merito di Acerbi, tra i migliori in difesa (e chissà che l’assenza di fischi dal pubblico non influisca direttamente sul suo rendimento).
Per quanto ci si possa augurare che il secondo tempo modifichi la struttura del gioco milanista – se non altro, per assicurare l’integrità fisica dei pochi tifosi laziali allo stadio – la realtà racconta, purtroppo, di un inizio terribile: alla Lazio son bastati i primi 4 minuti del primo tempo per passare in vantaggio, al Milan ne servono appena cinque del secondo tempo per pareggiare. Giroud (comunque, nel primo tempo, poco preciso nelle tante offensive rossonere) realizza in rete l’assist di Leao, che già tanto aveva costruito. L’esultanza sugli spalti rende evidente quanti tifosi milanisti siano realmente presenti all’Olimpico, esplicitando quanto la vigilia annunciava: lo stadio è in mano agli avversari, così come il tifo.
Per la Lazio non c’è nessuna reazione dopo il gol del Milan. Quel che era continua ad essere, presenza fissa in area biancazzurra sperando negli errori per imbastire una ripartenza confusa. Mentre al 58’ si scaldano Basic e Cataldi, Zaccagni sventa l’ennesimo tentativo a rete di Messias. Monologo interrotto dalle sostituzioni di Luis Alberto e Leiva (ammonito), per poi riprendere con i due nuovi biancazzurri in campo con fluida e fastidiosa continuità. La ripartenza laziale dura una manciata di secondi, tempo speso per il terzo cambio Sarriano – Marusic rileva Radu. Squadra parzialmente ridisegnata nei ruoli più vessati dal forcing Milan, che finalmente allenta la presa: è il 65’ e la Lazio batte un calcio d’angolo, dato da riportare per evidente mancanza di altre azioni offensive.
Tempo di cambi pure per il Milan: Ibrahimovic e Rebic prendono il posto di Giroud e Brahim Diaz. Ed è tempo pure del calo fisiologico, tanto bramato. I ritmi intensi – ma poco sostenibili – portano ad un tentativo di riequilibrio delle forze in campo, ma la Lazio, seppur subendo in proporzione meno, continua a costruire poco. E quel poco è sfruttato malissimo, tra tentennamenti e rimpalli sul limite dell’area milanista.
È il 71’ e Leao è ancora imprendibile, Sarri decide perciò di rimodulare la linea difensiva: gli ultimi due cambi sono impiegati per sostituire Patric e Lazzari, inserendo Luiz Felipe e Hysaj. Cambia così l’inerzia della partita, che un po’ si spegne, ma solo un po’: è il Milan ad essere sempre propositivo e soprattutto pericoloso. Alla Lazio sembra invece bastare il pareggio, non per mancanza di volontà ma per errori individuali non gravi ma compromettenti la buona riuscita dell’azione.
Ultimi minuti di apparente stasi, rotta da una decisione arbitrale che fa quasi precipitare gli eventi: Immobile subisce fallo, l’arbitro non fischia, l’azione rossonera porta alla conclusione di Ibrahimovic e murata da Hysaj. Qui, in rapida successione, è l’epilogo laziale: cinque minuti di recupero che sembrano un po’ troppi, tanto più che ne bastano solo due al Milan. 92’, erroraccio di Marusic che consegna il gol del vantaggio ai rossoneri: Tonali sfrutta e fa esplodere l’esultanza milanista. Questa è davvero la fine della gara, una partita che insegna che la farina del diavolo non va tutta in crusca.
IL TABELLINO
SERIE A
LAZIO-MILAN 1-2
Marcatori: 4′ Immobile (L), 50′ Giroud (M), 90’+2′ Tonali (M)
LAZIO (4-3-3): Strakosha; Lazzari (80′ Hysaj), Patric (80′ Luiz Felipe), Acerbi, Radu (63′ Marusic); Milinkovic, Leiva (60′ Cataldi), Luis Alberto (60′ Basic); Felipe Anderson, Immobile, Zaccagni. A disp.: Reina, Adamonis, Kamenovic, Akpa Akpro, Cabral, Moro, Romero. All.: Maurizio Sarri
MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria, Kalulu, Tomori, Hernandez; Tonali, Kessié; Messias (70′ Krunic), Diaz (67′ Rebic), Leao (86′ Saelemaekers); Giroud (67′ Ibrahimovic). A disp.: Tatarusanu, Mirante, Gabbia, Romagnoli, Ballo-Touré, Bakayoko, Castillejo, Lazetic. All.: Stefano Pioli
Arbitro: Marco Guida (sez. Torre Annunziata)
Assistenti: Meli – Peretti
IV uomo: Piccinini. V.A.R.: Orsato. A.V.A.R.: Zufferli
NOTE: Ammoniti: 8′ Strakosha (L), 26′ Tomori (M), 53′ Leiva (L), 74′ Cataldi (L), 83′ Kalulu (M), 85′ Ibrahimovic (M), 90’+3′ Tonali (M). Recupero: 2′ pt, 5′ st