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di Gian Luca MIGNOGNA
Il Guerin Sportino appena uscito in edicola è tornato ad occuparsi dell’annosa questione degli “Scudetti Contesi”, a tutt’oggi rimasta ancora misteriosamente irrisolta, dedicando un “focus” specifico anche alla vicenda dello Scudetto 1915. Lo ha fatto affidandosi alla prestigiosa firma di Carlo Felice Chiesa, già collaboratore e poi caporedattore del “Guerino”, nonché autore di parecchi libri di successo, tra i quali: “Bologna storia di un’ingiustizia. 1926-27: lo scudetto negato (2017), “Bologna 1925. Fu vera gloria” (2019) e “Bologna centodieci” (2019). Il suo spessore professionale è assolutamente indubbio, le sue tendenze calcistiche altrettanto. La precisazione è d’obbligo, stanti la delicatezza dell’argomento trattato e la storicità, la capacità editoriale e la tiratura della più importante rivista calcistica nazionale.
L’articolo pubblicato su “Il Guerin Sportivo” inizia con lo stesso interrogativo che si pongono milioni di italiani: «Che fine ha fatto la Commissione della Federcalcio per gli
“Scudetti Contesi”?». Impossibile non essere d’accordo. Poi Chiesa rammenta come esattamente tre anni fa, il 30 gennaio 2019, il Presidente Gabriele Gravina annunciò un Collegio di Consulenti col compito di analizzare «con un approccio storico scientifico le diverse richieste pervenute alla FIGC riguardo l’assegnazione di scudetti di stagioni sportive dell’inizio del secolo scorso».
Nel Consiglio Federale tenutosi il 30 maggio 2019 – prosegue lo storico – lo stesso Gravina formalizzò la composizione della Commissione Storica, realizzata grazie alla collaborazione di Matteo Marani, ma da allora – precisa – sulla questione è calato il silenzio.
Un silenzio che, senza mezzi termini, sta diventando sempre più… assordante!
Lo scrittore bolognese, dappoi, si pone alcune domande sibilline: «L’oggetto d’indagine si è rivelato al di fuori della loro portata? Sono emersi segreti di Stato su cui è giocoforza esercitare il riserbo? Mistero». E anche su questi interrogativi non ci si può che porre sulla stessa linea.
Il titolo dell’approfondimento, peraltro, prime facie è davvero tutto un programma: “Com-Missione Impossibile”! Tenuto debitamente conto della portata oltremodo “tranchant” dei rinvenimenti documentali di parte laziale, in effetti, sembra quasi un’allusione allegorica al noto film di Brian De Palma “Mission Impossible”, in cui Ethan Hunt, agente segreto ingiustamente accusato della morte di tutta la sua squadra, sfugge ai sinistri killer governativi penetrando gli archivi della CIA ed arrivando a dimostrare nient’altro che la verità.
ANNUARIO UFFICIALE FIGC 1926-1927
Nell’articolo de “Il Guerin Sportivo”, subito dopo, Carlo Felice Chiesa si spinge a giudicare con toni molto critici i “rumors” che vorrebbero una soluzione di compremesso per definire con un triplice “ex aequo” il riesame pendente in Figc: Scudetto 1915 a Genoa e Lazio, Scudetto 1925 a Bologna e Genoa e Scudetto 1927 a Torino e Bologna.
Una “soluzione equitativa” che l’autore definisce aberrante, che offenderebbe la storia e gli appassionati del calcio e che non sarebbe nemmeno prevista dall’ordinamento calcistico italiano: ogni parere merita il dovuto rispetto, soprattutto laddove connotato di indubbia onestà intellettuale, ma sul punto il convincimento espresso dalla nota firma felsinea non può esser condiviso.
Tale soluzione, infatti, sarebbe la sola che permetterebbe alla Federcalcio di uniformarsi alla Regola 70 della “Carta Olimpica” – norma di rango superiore rispetto all’ordinamento sportivo nazionale – puntualmente codificata proprio per tutte le ipotesi di classificazione a pari merito e/o comunque per ogni competizione in cui non risulta possibile sancire il primato assoluto ed indubitabile di una prestazione sportiva (a titolo esemplificativo, basti ricordare l’ex aequo olimpico tra Tamberi e Barshim a Tokio 2020).
Per quel che concerne lo Scudetto 1915, inoltre, un palese esempio di “aberratio” andrebbe semmai ravvisato nelle seguenti evidenze:
1) in primis, nell’incresciosa circostanza che per decenni la storiografia ha “tramandato” come attribuito un titolo sportivo privo di qualsivoglia assegnazione federale;
2) in secundis, nell’inconfutabile risultanza che per oltre un secolo sono state “occultate” tutte le fonti atte a ricostruire i reali accadimenti del Campionato 1914/15, ivi compreso il conseguimento della Lazio del titolo di Campione dell’Italia Centro-Meridionale;
3) in tertiis, nel procrastinare “sine die” il clamoroso vulnus di illegalità dissimulato dallo scrivente, che solo un’inquietante censura della maggior parte dei media nazionali ha impedito di render di dominio pubblico.
Occorre dar atto, in ogni caso, come nelle sue conclusioni puranche Carlo Felice Chiesa, sia pur a denti stretti, non si professi contrario all’ex aequo del Campionato 1914/15 a Genoa e Lazio, che egli stesso definisce “Il Parto delle Nebbie” e su cui chiosa scrivendo testualmente che:
“Gli albi d’oro attualmente assegnano quel titolo al Genoa, anche se manca nella stampa dell’epoca un comunicato ufficiale in tal senso della Federcalcio, che pure era abituata a farvi regolare ricorso. E non c’è dubbio che tale assegnazione dal punto di vista strettamente sportivo fu un abuso. Stando così le cose, assegnare il titolo 1914/15 ex aequo anche alla Lazio costituirebbe un abuso non inferiore, anzi, in linea con esso. Sarebbe l’unico caso in cui l’attribuzione di un “ex aequo”, data l’eccezionalità della situazione determinata dallo scoppio del conflitto, non lederebbe, e anzi confermerebbe, il principio che esclude la vittoria a pari merito del nostro massimo campionato. Ricordiamo che nell’unico caso di arrivo in testa a pari merito, nel 1963/64, si fece ricorso allo spareggio per determinare la squadra vincente“.
Per contro, invece, è giusto sottolineare come assai meno elegante ed opportuno è stato l’occhiello adottato dal “Guerin Sportivo”, laddove la storica rivista – piuttosto sommariamente – ha “coniato” la seguente definizione per le tre fattispecie sotto esame: “Gli ex aequo che insultano la storia e gli appassionati”.
Come commentare? Ad avviso del sottoscritto è stata soltanto una forzatura redazionale, una mera opinione soggettiva, una presa di posizione “dogmatica” che, se sottoposta ad un serio sondaggio popolare, risulterebbe inesorabilmente confutata dalla stragrande maggioranza degli sportivi italiani (adeguatamente informati e scevri da beceri interessi campanilistici).
Secondo la più nobile tradizione giuridica latina, infatti, la “Aequitas” rappresenta al tempo stesso la base e l’origine del diritto, costituendone la sua “ratio” ispiratrice di promanazione divina.
Con il termine “soluzione equitativa” si identifica e si tramanda, pertanto, quella prassi “rimediale” risalente ai tempi dell’antica Roma ed applicata fino ad oggi per contemperare interessi contrapposti e/o definire controversie altrimenti irrisolvibili.
Il ricorso alla “Aequitas” si sostanzia nell’uso di un’arte nobile in continuo divenire, che esprime e misura, invero, la capacità istituzionale di soluzionare un “casus belli” rapportandosi di volta in volta alle esigenze economico-sociali ed al contesto storico-culturale che lo hanno originato.
In merito occorre sottolineare, ex ultimis, come proprio in virtù della suddetta “ratio equitativa” era già stato certificato dalla precedente “Commissione di Saggi”, rubricata dalla Federcalcio con Prot. 14455/2016 ed insediatasi il 25 maggio 2016, che sulla base dei soli documenti fino a quel momento prodotti agli atti federali (al netto, quindi, di tutte le risultanze successivamente rinvenute):
1) “alla Lazio spettava senza dubbio il titolo di squadra Campione dell’Italia Centro-Meridionale, essendo la sola a essersi qualificata per la finalissima nazionale”;
2) “al 23 Maggio 1915, data di sospensione del Campionato 1914/15, la Lazio si trovava in una posizione certamente non inferiore a quella del Genoa”;
3) “la motivazione dell’attribuzione postuma dello Scudetto 1915 non è nota, né se n’è rinvenuta traccia negli archivi della Federazione o in quelli dello stesso Genoa o in altra fonte conosciuta”;
4) “l’unica soluzione per rimediare alle evidenti omissioni commesse dalla Federazione nell’assegnazione del titolo di Campione d’Italia al Genoa, rimane quella di attribuire ex aequo alla Lazio il medesimo titolo per quell’anno”.