di Alessandro DE CAROLIS

Ecco le parole del presidente Claudio Lotito riguardo il mercato della Lazio, il rapporto con Sarri e un giudizio sula rosa attuale.

“Non do giudizi sul mercato, non sono abituato e non sta a me esprimerli. Vedremo quello che sapranno fare in campo, vedremo quello che la società sarà in grado di fare ulteriormente. Penso che il nostro dovere allo stato attuale l’abbiamo fatto, anche in base a quello che è stato l’andamento del mercato in generale. Il giudizio non lo posso dare io perché sarebbe sbagliato che io dia un giudizio sul mio operato. Speriamo che quanto fatto sia funzionale e conforme a raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati”. 

“Non entro nella scelta tecnica. Non si tratta di migliorare, si tratta di metterla a frutto la rosa. Il nostro obiettivo è quello di far esprimere al 100% le potenzialità di una squadra che ha a disposizione l’allenatore. Nel caso della società, di mettere a disposizione del coach una squadra che abbia le maggiori potenzialità per raggiungere certi obiettivi. Alle volte il campo tradisce anche certe aspettative”.

“Posso dire che la Lazio abbia avuto un corso evolutivo di crescita, sia a livello infrastrutturale che di ambizioni e potenzialità. Il meglio non finisce mai. Se lei va in un posto di mare, e pensa di avere la barca più lunga ed è di 100 metri, magari c’è un altro che ne ha una di 150. Il problema è come viene governata questa barca e che risultati porta. I risultati sono frutto di un lavoro d’équipe che è composta dai giocatori, dallo staff tecnico, dalla società, da tutti quanti: si vince e si perde tutti insieme. Vittorie e responsabilità sono di tutti. Penso che attraverso questo lavoro che è stato intrapreso si possono raggiungere degli obiettivi che possono essere di soddisfazione per tutti i tifosi e per la società. Tipo? Gli obiettivi non si reclamano, si raggiungono. Io non ho mai fatto proclami, parleranno i fatti. Io nella vita sono stato in silenzio, non ho detto nulla, non ho parlato mai. Poi non sta a me giudicare quello che ho fatto, inteso come società, se è giusto o non è giusto, se è corretto o se non è corretto, se ho lavorato bene o se ho lavorato male. Questo vale per tutti e vale per tutte le posizioni e per tutti i ruoli. Ai posteri l’ardua sentenza”.

“Io non faccio il tecnico. Penso che la squadra che abbiamo possa competere alla pari con tutti, poi dopo si vedranno le cose. Ho detto che il mercato non è mai chiuso perché, come si dice, il peggio non è mai morto, ma nemmeno il meglio. Le cose si fanno in progress, vediamo quello che succede. Noi pensiamo di aver allestito una squadra alla luce di quelle che sono state le esigenze e le richieste di carattere tecnico. Poi vedremo quello che i giocatori saranno in grado di esprimere in campo”. 

“Io ho un buon rapporto. Sarri io considero una persona di qualità, una persona per bene, quindi il rapporto è buono. Inzaghi l’ho visto crescere, Sarri lo conosco da poco. C’è comunque un grande rapporto di rispetto reciproco. Io non ho mai fatto valere il mio ruolo di presidente nei rapporti di lavoro. Una struttura si governa con l’autorevolezza e non con l’autorità per quanto mi riguarda. E il rispetto delle persone lo riceve in base all’autorevolezza che dimostra: se uno è autorevole e si comporta correttamente riceverà tutto il rispetto che merita. Se mi comporto male riceverò una considerazione di un certo tipo, se mi comporto bene ne avrò un’altra. Ognuno fa le proprie considerazioni, non sta a me decidere e valutare. Io posso valutare il lavoro delle persone, non entro mai nella sfera privata. Entro nella qualità del lavoro che svolge e posso dire che Sarri è un grande lavoratore ed è un lavoratore di qualità”. 

“Non si tratta di essere orgogliosi. Noi abbiamo una rosa di calciatori che vengono riconosciuti da tutti come calciatori di grande qualità. Quando io portai Ciro Immobile alla Lazio, nessuno puntava o aveva la consapevolezza di quello che potesse fare all’epoca, poi ha vinto la Scarpa d’Oro. È ovvio che poi questo lo deve anche a un’organizzazione e a una squadra che l’ha sempre supportato e soprattutto alle sue qualità. La sua grande umanità che lo porta a essere una persona di riferimento. Queste sue qualità vengono ripagate anche sul campo: negli atteggiamenti, nel modo di giocare, nel sacrificio che mette, nell’attaccamento alla società, nei colori biancocelesti che rappresenta. Tutte queste cose fanno parte alla fine di un sistema che è fondamentale”.

“Non c’è più il concetto della ‘Lazietta’, c’è il concetto della Lazio. Di una grande organizzazione, di una grande società che ha l’aspirazione di crescere e di dimostrare tutto il suo valore. Io lo devo fare dal punto di vista gestionale, loro lo devono fare sul campo con i risultati sportivi”. 

 

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