di Fabio BELLI

Le pagelle biancazzurre della trasferta della Lazio a Bruges: nonostante gli uomini contati, Inzaghi compie un capolavoro tattico e i suoi uomini non sono da meno, restando imbattuti alla prima trasferta in Champions League.




Reina 7: Due grandi parate, una d’istinto chiudendo le gambe su Dennis, l’altra in grande stile su un colpo di testa di Rits. Come contro il Bologna, si dimostra di assoluta affidabilità tra i pali.

Patric 5.5: Brutto errore la cintura a Rits che costa il rigore per il Bruges. Ma la sostituzione a fine primo tempo tradisce un malanno che preoccupa, l’emergenza rischia di allargarsi.

Andres Pereira (dal 1′ st) 6: In pratica è il suo esordio, si mette a disposizione della squadra ed è interessante sui calci piazzati. Purtroppo sul voto pesa la clamorosa chance sprecata nel finale, soprattutto perché di fatto non sbaglia, ma cincischia in maniera irritante.

Hoedt 7: Sta piacendo sempre più, già col Bologna erano arrivati primi segnali positivi, stavolta dimostra sicurezza e applicazione su tutti i palloni, anche grazie ad un fisico possente che sa sfruttare.




Acerbi 7.5: La grinta che mette su un paio di palloni è da cinema, ma in generale sa sdoppiarsi, tra anticipi e marcatura e proiezioni in avanti. In più, i suoi lanci dalle retrovie spaccano il Bruges in almeno tre occasioni.

Marusic 6.5: Una prova attenta e di grande attenzione difensiva, soprattutto quando Inzaghi lo fa scalare a destra nel 4-4-2. Duetta bene con Correa sull’azione del gol.

Milinkovic-Savic 7: E’ il fulcro attorno al quale ruota tutta la squadra, dispensa numeri deliziosi e si sacrifica in copertura. Da urlo il controllo su lancio di Acerbi che potrebbe regalargli il gol, ma Mignolet è un muro.

Akpa-Akpro 7.5: Un diavolo in mezzo al campo, copre qualche sbavatura con una grinta fuori dal comune e nel finale si concede anche una progressione offensiva da urlo. Sempre più una scoperta.

Parolo 7: Meritevole di un monumento per la dedizione, cambia ruolo più volte ma non la sostanza, oltre alla generosità mette quell’esperienza che serve in una partita come questa.




Fares 6: Per generosità e dinamismo anche lui promosso, c’è da dire che a tratti soffre l’esuberanza di Diatta, in un duello sulla fascia duro che Inzaghi decide di interrompere, vista l’ammonizione.

Muriqi (dall’11’ st) 6.5: Entra e fa il suo lavoro, sportellate e lotta senza quartiere sulle palle alte. Come sabato scorso contro il Bologna, si dimostra abile a far salire la squadra.

Correa 7.5: Un gol costruito con maestria, una capacità di lottare che da un po’ non si vedeva da parte dell’argentino. Sforna anche il cioccolatino che permetterebbe anche a Pereira di firmare il colpaccio. Veste finalmente i panni del leader con tanti illustri compagni assenti.

Caicedo 6: Anche lui scende in campo acciaccato, la spalla fa male e un pestone lo mette fuori anticipatamente. Si sacrifica come sempre più che può, partecipando anche all’avvio dell’azione del gol.

Czyz (dal 23′ st) 6.5: Mezzo voto in più per il carattere, entra in partita con grande voglia, indispensabile per un giovane. Anche con un pizzico di irruenza di troppo quando si fa ammonire. Prova di piglio e sostanza per lui.

L’all. Simone Inzaghi 8: Chi parla di un allenatore che non sa adattarsi tatticamente è servito. Con 13 uomini a disposizione (11 quando anche Patric e Caicedo danno forfait) si inventa da Maestro una Lazio camaleontica, che cambia pelle dal 3-5-2 al 4-4-2 come acqua fresca. A ogni bastonata della sorte reagisce e rilancia: dentro Pereira, dentro Muriqi, si attacca invece di difendere. È una Lazio plasmata a meraviglia, grintosa e imprevedibile, perfettamente a suo agio tra le Regine di Champions.






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