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SOCIAL LAZIO | Luis Alberto su Instagram: “Ho trasformato i fischi in applausi”

Ancora una volta Luis Alberto fa uso dei social per rimanere in contatto con i tifosi. Il regista della Lazio ha risposto alle domande del giornalista spagnolo Antonio Fuentes, soddisfacendo le curiosità dei suoi seguaci.




Va tutto abbastanza bene. Dopo la partita con il Bologna sono andato con il mio fisioterapista in Andalusia per curarmi. Lì c’è la mia famiglia, invece quando sono tornato a Roma sono stato un mese qui da solo. Per fortuna ho residenza in Italia e quindi con un permesso mi hanno potuto raggiungere. Hanno solo controllato la loro temperatura, ora mi tocca fare la spesa per tutti. Spero che a fine aprile potremo iniziare ad allenarci, anche se credo in piccoli gruppi ancora. Sembra piano piano stia finendo tutto, qui a Roma comunque siamo tranquilli. La situazione al Nord è un po’ più grave”. “Difficile fissare una data, ogni cinque giorni cambiano opinione. Credo vogliano iniziare verso l’inizio di giugno, ma è difficile parlare di una data. Dipende tutto dall’evoluzione dal virus, l’importante è che passi il prima possibile. Io voglio finire il campionato, sarebbe giusto sia per chi è in alto per chi è in basso. Non lo dico perché siamo secondi in classifica”.




Quando ero giovane avrei dovuto fare di più. Ho tardato a fare il salto di qualità, al Siviglia non ero maturo però non ho avuto neanche molte opportunità. Al Liverpool arrivavo dalla Serie B spagnola, il contraccolpo è stato forte. Mi ero adattato e mi sono allenato con intensità. Non ho avuto i minuti che volevo. Poi anche al Malaga ho iniziato bene, soprattutto nel pre campionato. L’anno successivo è andata meglio al Depor, è stata un’iniezione di fiducia. Mi divertivo, poi è arrivata la pubalgia. Il salto di qualità definitivo l’ho fatto alla Lazio, un club grandissimo. All’inizio non mi conosceva nessuno, ma era colpa mia.Venivo dal Liverpool dove mi allenavo solo, poi ho cambiato mentalità con Campillo e ho fatto un salto in avanti. Per i giovani lavorare con un mental coach è importantissimo, ti da fiducia. Giocai di più, era tutto differente”.

L’ho detto sempre: il Siviglia è casa mia e mi piacerebbe tornare. Ma il mio futuro è alla Lazio, è praticamente impossibile. Siamo a un buon punto per il rinnovo, credo arriverà presto ma bisogna aspettare che termini anche la vicenda del Coronavirus”.




La finale di Supercoppa è stata strana, è stato il gol che ho festeggiato di meno. Giocavamo senza tifosi, lì urlavano solo per Ronaldo. Non c’era rivalità e la possibilità di festeggiare con la gente. C’era la mia famiglia sì, ma non mi ha dato la stessa adrenalina.Avrei preferito farlo in casa della Juventus, non mi è piaciuto”.

“Felipe Anderson aveva una qualità non comune. Milinkovic anche è molto bravo qualitativamente. Mi sta sorprendendo molto Correa, che conoscevo già ai tempi del Siviglia”. Poi c’è Immobile, un altro ex Siviglia: “Cosa gli è successo in Spagna? Ne ho parlato con lui, mi ha detto che gli è piaciuto tutto, il club, la città. Davanti a lui aveva Gameiro, era complicato. L’importante è che stia con noi, e continui a segnare 30-40 gol per stagione”.






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