La Lega studia la possibilità di far giocare le squadre delle zone a rischio in stadi terzi e sicuri, comunque a porte chiuse. Quando? Non prima di metà maggio. Niente viene lasciato al caso pur di ripartire. Nessuna ipotesi viene scartata. Neppure quella di di trasferire le squadre delle regioni dove il contagio non sarà azzerato (nel momento in cui la A potrà ripartire) a giocare lontano da casa. Non ci sarebbero svantaggi legati al pubblico amico perché si riprenderà ovunque a porte chiuse. In compenso però i calciatori di quella o quelle formazioni potrebbero stare isolati in vere e proprie “safe zone”. Per quanto si può stare isolati di fronte a un nemico subdolo come il coronavirus.
Il presidente Dal Pino e l’ad De Siervo non buttano a mare nessuna soluzione e sono in costante contatto con la Figc e le altre Leghe europee. Il tema del taglio e del congelamento degli stipendi è quello più sotto la luce dei riflettori, ma la questione dei calendari non è secondaria e anzi sarà il piatto forte del meeting organizzato dalla Uefa con le 55 federazioni del Vecchio Continente. Saranno illustrate le tre ipotesi di calendario: la più ottimistica, ovvero ripartenza a metà maggio, quella più realistica (via a fine maggio-inizio giugno) e quella più pessimistica (entro la fine di giugno).
Ogni strategia comporta delle scelte, ma è chiaro che più si va in là e più sarà necessario tagliare qualcosa. Di cosa parliamo? Prima saranno sacrificate le coppe nazionali (Coppa Italia, FA Cup, Coppa del Re, Coppa di Francia…) per le quali trovare inizialmente una finestra non sarà facile (magari con il passare delle settimane si potrebbero aprire degli spiragli), ma occhio anche ai format delle coppe europee, per ora intoccabili, ma in realtà da accorciare se tutti tornassero in campo nella parte finale di giugno.
(Fonte: CorrieredelloSport.it)