Marcel Vulpis, direttore di sporteconomy.it, è intervenuto nella trasmissione radiofonica Laziali On Air, condotta da Danilo Galdino e Fabio Belli:




In Serie A ci sono ancora 12 partite da disputare più altri recuperi della venticinquesima giornata, il 30% della parte residua del campionato. E’ una situazione forse peggiore del dopoguerra, un emergenza sanitaria per una malattia per cui non esistono cure e vaccini. In più c’è il pericolo di un contagio di ritorno, ovvero la riapertura di focolai riportati dall’estero dopo che l’Italia avrà superato il picco. Senza vaccino sarà difficile risolvere la situazione, considerando anche gli asintomatici che sono dei vettori micidiali per trasmettere la malattia. La problematica è che senza il vaccino, tra molti mesi, questo disastro da Coronavirus potrà ripresentarsi. La soluzione in questa fase più calda è restare a casa, ma in pochi finora l’hanno capito.




Questo 30% della Serie A ancora da disputare rappresenta un impegno preso dalla Lega con Sky e DAZN che si aspettano lo svolgimento regolare del campionato. Se questo non dovesse avvenire è chiaro che potrebbero sorgere problemi contrattuali, contestazioni riguardo soldi che dovevano essere forniti e lo svolgimento non avvenuto di gare ufficiali. Potrebbero venire a mancare 300 milioni di euro di diritti tv che, se dovessero venire a mancare, farebbero sorgere problemi seri dal punto di vista economico. Questo porta alla volontà della società di terminare questa stagione, il guaio è che non sappiamo il livello del contagio nelle prossime settimane, che secondo gli esperti dovrebbe raggiungere il picco nel giro delle prossime 4 settimane. Tutelare la salute dei calciatori diventa prioritario rispetto alla cura degli interessi economici. O verso la fine di aprile si arriva a una curva di contagi veramente in discesa o altrimenti la possibilità di fare anche l’ipotetico play off a quattro potrebbe decadere. Non dipende dalla Lega Calcio ma dalla forza del contagio nelle prossime settimane.

L’UEFA ha il problema contingente di Euro 2020 che in pochi ricordano come quest’anno sia un Europeo itinerante, con tutte le difficoltà organizzative e legate agli spostamenti. La problematica non è stata d’altronde creata dalle istituzioni sportive, è un anno sfortunato e l’evento a pochi mesi di distanza non aiuta: se Euro 2020 fosse iniziato a dicembre sarebbe stato più facile fare previsioni, così è tutto estremamente complicato.




Il presidente del Benevento, Vigorito, dice il vero quando parla di due terzi delle società italiane in crisi senza il termine dei campionati. Quando vengono a mancare sponsorizzazioni, incassi al botteghino e diritti tv… il rischio vero è che almeno l’80% dei club professionistici, volendo tenersi anche bassi, possa andare pesantemente in rosso e alcuni di questi potrebbero anche rischiare di fallire, soprattutto nelle serie minori. In questo senso per le due proprietà che hanno dietro Juventus e Inter sarebbero più al sicuro, ricapitalizzando in maniera importante. La Lazio ha una gestione molto oculata da tempo e non sarebbe di certo un anno positivo a livello finanziario, ma senza disastri. Altri club che sono già in crisi, come ad esempio il Milan, potrebbero non passarsela bene.




Alla Roma molto sinteticamente Friedkin è in una posizione di “wait and see”, in pratica sta alla finestra e osserva gli sviluppi. In questa emergenza Coronavirus siamo la Cina d’Europa, il contagio cresce in questo momento più di ogni altra parte del mondo, con la Cina che ad esempio ha saputo contenere questo disastro dopo la botta iniziale. Di fronte a questo andare ad investire non solo sulla Roma ma in un club del sistema Italia che uscirà con le ossa rotte da questa storia, non è di certo facile. Il rischio reale è che se Friedkin non dovesse dar seguito alla proposta di acquisto dell’AS Roma resterebbe il problema della ricapitalizzazione da 270 milioni di euro che andrà comunque fatta.






LASCIA UN COMMENTO

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.