di Arianna MICHETTONI
«Molto rumore per nulla», direbbe solennemente Shakespeare; «e che coglioni!» – sic – esclama invece GianPierErmenegildo, tifoso biancazzurro da che si ha memoria del mondo e di mondo, mentre cammina arrabbiato – o forse stanco, o forse deluso – al termine di Spal-Lazio.
Perché, licenza poetica a parte, di letterario o vagamente artistico c’è nulla: se non un terrore notturno di Inzaghi, un incubo ricorrente, quelle immagini che al mattino sei sveglio e sono lì, nitide, una profezia direbbe qualcuno, “con questo segno vincerai!” qualcun altro, “vabbè ora basta” sbotta la voce della coscienza di un qualcosa già visto. Eppure, da quelle immagini si delinea il grande disegno della Lazio in quel di Ferrara: il turnover alla terza giornata, il turnover delle grandi occasioni; il turnover di chi non solo avrebbe volentieri sostituito, ma si sarebbe sostituito volentieri. Perché è questo, il tifoso laziale: si sostituisce all’allenatore e fa la formazione, ma non la schiera; si sostituisce al direttore sportivo e fa il mercato, ma non acquista e non cede; si sostituisce al calciatore, ma non attacca e non difende. E poi, al momento delle sostituzioni – quelle vere, non esistenziali – vorrebbe esultare e non esulta.
Perciò, nell’apoteosi della confusione, si azzarda l’ultima accezione del sostituirsi: si cambia quel pronostico rogna, di Lazio rogna, di scudetto rogna, e si sentenzia che “mancano 36 punti all’obiettivo minimo stagionale” – cit. GianPierErmenegildo, in formissima lui, mica come voialtri in casacca biancazzurra.
E in realtà, cosa non potrà mai cambiare? No, non il disfattismo, non i moduli onirici, non le gerarchie dello spogliatoio: quello che non potrà mai cambiare sarà rimandato alla prossima partita (sarebbe bello poter dire domenica, con un pizzico di nostalgia), sarà l’adrenalina e l’attesa, la speranza e l’anticipazione; sarà di nuovo la Lazio, da pronosticare, da intravedere nelle parole altrui. Sarà di nuovo preparazione e sarà di nuovo prepararsi: ai pali – alla sensazione di rifiuto, ai moduli e interpreti, alle azioni del singolo e ai canti in coro e all’unisono, agli sbalzi o sbagli d’umore e mai d’amore. Molto rumore per nulla, allora: tutto si sostituisce per non sostituirsi mai.