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Jerry Calà: “La Lazio va forte, spero che con Di Carlo il Chievo si sia ricompattato”

Jerry Calà è intervenuto sugli 88.100 di ElleRadio nella trasmissione Laziali On Air, condotta da Danilo Galdino e Fabio Belli:




Per il Chievo stiamo soffrendo un po’ perché un anno così non lo avevamo mai vissuto, la squadra si era sempre tenuta in una zona abbastanza sicura, quest’anno il problema delle plusvalenze ha bloccato un po’ la campagna acquisti e ci siamo trovati una squadra un po’ debole, poco motivata. La società si è fidata inizialmente di D’Anna, forse poco pronto per la Serie A. Su Ventura non voglio dire nulla, anche perché so che è un mio fan, visto che dice sempre “libidine”. Sono comunque sempre informato sulle vicissitudini della squadra grazie a mio figlio, è una vera enciclopedia in merito.




La Lazio sta andando molto forte, domenica ci troviamo a giocare con una squadra che ha 22 punti in classifica più di noi e questo dice tutto. A Napoli però si è visto che quando il Chievo si ricompatta, anche grazie a Di Carlo che conosce bene l’ambiente, la squadra può ottenere risultati anche contro formazioni d’alta classifica. La scalata verso la salvezza è difficile ma credo sia ancora possibile.

La cosa che è cambiata di più nel mondo dello spettacolo è che c’è troppa gente oggi che si fregia di farne parte ma che la parola spettacolo non sa cos’è, e soprattutto non lo sa fare. Partecipare solo a talk show e andare a sparlare in giro delle persone non è fare spettacolo, in precedenza c’erano artisti veri che animavano tutto il movimento. Guardare anche in televisione le trasmissioni degli Anni Settanta e Ottanta fa capire perfettamente cosa intendo e la differenza tra prima ed ora.




Nella mia carriera d’attore il personaggio che mi ha dato maggiore popolarità e che mi porto ancora dietro è Billo di Vacanze di Natale, è quello che m ha portato più fortuna e mi si addice particolarmente. In quel personaggio c’è molto di me, del mio carattere e della mia passione per la musica. I film che abbiamo fatot col grande Carlo Vanzina, che ci tengo a ricordare perché è stato un dolore perderlo così prematuramente, sono entrati nell’immaginario popolare, tradizioni che si tramandano di padre in figlio, con ventenni che sanno tutto dei film anche se magari erano appena nati quando sono usciti.






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