L’attaccante della Lazio Alessandro Rossi quest’oggi ha risposto ad alcune domande degli studenti dell’Istituto Comprensivo Artemisia Gentileschi di via dei Glicini 60, a Roma.
“Il miglior modo per rispondere al bullismo è l’indifferenza: la violenza emerge negli individui che vogliono apparire più grandi rispetto agli altri. Ancora non sono stato ammonito in stagione, ma quando ricevi un cartellino giallo devi stare attento a non riceverne un altro: durante una partita di calcio si ricevono sanzioni per atteggiamenti sbagliati o per falli pericolosi che possono recare del male all’avversario. Ho capito che volevo giocare a calcio da quando ero piccolo, avevo 7 o 8 anni, e giocavo con degli amici in parrocchia. Prima giocavo a basket e rugby, ma quando ho iniziato a giocare a calcio ho capito che quello era il divertimento che cercavo. Devo ancora diventare un campione, ma è un sogno per il quale bisogna correre e sacrificarsi. Mi sento ancora un ragazzo che cerca di migliorare giorno dopo giorno.
A noi calciatori ci guardano tante persone e tanti bambini, dobbiamo essere un esempio per tutti e non far crescere i più piccoli con idoli sbagliati. La sconfitta può bruciare, ma non sfocia mai nella violenza. Quando si perde un derby c’è sempre delusione per noi che abbiamo lavorato per una gara tanto importante e soprattutto per la nostra gente che tiene quanto noi alla stracittadina. Le regole del fair play vanno sempre osservate: bisogna rispettare i regolamenti e comportarsi al meglio. Non ci sono mai stati atti di bullismo in squadra, ma nel calcio ci sono stati episodi di violenza. Quando perdiamo ci arrabbiamo, lavoriamo sempre molto per raccogliere i tre punti e, quando manchiamo l’appuntamento, siamo delusi. Mi è capitato di subire del bullismo, ma sono comportamenti inutili che non dovrebbero esserci.
Volevo diventare un calciatore già da bambino, è un sogno che ho inseguito: a volte pensi di smettere perché è difficile ma se non molli e se sei fortunato un’opportunità arriva sempre. Sono alla Lazio da quando ho 13 anni ed è un onore essere in prima squadra. Approdare in un club rappresenta un’opportunità: solitamente i calciatori si informano della prossima destinazione e decidono. Parlo francese, però mi piace lo spagnolo. La lingua più importante, comunque, per comunicare è l’inglese. Prima di una partita mangio solo della pasta e della bresaola, ma ogni calciatore mangia qualcosa di diverso, ciò che lo fa star meglio. Lo sport è come una scuola e ti impone delle linee e delle regole da seguire per comportarti con rispetto ed onestà”.
(fonte: sslazio.it)