Tempo di grandi sfide, di grandi palcoscenici, di avversari di caratura Mondiale, tempo per rivedere il Sergente lustrato a dovere.
A Torino davanti alla prima di CR7, sfoggiare Milinkovic Savic dall’altra parte del campo, è motivo di vanto e di orgoglio laziale. Indossare l’Aquila quando e dove tutti lo immaginavano, lo sognavano a strisce, è una manifestazione di forza, da presentare in campo e da legittimare anche fuori dal terreno di gioco.
Lazio che non è terra di conquista, o meta di predaggio selvaggio e senza regole. Torino invece può essere campo espugnabile, come lo scorso anno dimostrò, con i colpi vincenti di Immobile ma con i lampi e i tuoni del colosso serbo.
Sono le partite che esaltano le prestazioni di un talento che, reduce dalla sua prima esperienza mondiale, ha imparato a gustare il clima delle sfide di prima categorie, di top class.
Ma la scelta presa, condivisa con il club, è stata serena e ferma: giocare queste sfide con la maglia della Lazio, per aumentare la frequenza e il livello di queste partite da vetrina. Perché la Lazio e Milinkovic vogliono prendersi le copertine nazionali e continentali. Salendo sempre gradino dopo gradino, passo dopo passo, recuperando anche ciò che è venuto meno solo a pochi minuti dal traguardo.
Non è stato motivo per separarsi, il mancato arrivo in Champions, ma un motivo per ricercarla insieme: nonostante mezza Europa si dichiarasse pronta a fare follie, nonostante le sirene in grado di ammaliare chiunque proteso verso questi ambiziosi lidi professionali.
Il ritorno a Roma, i giorni di Marienfeld, la prima maglia bandiera indossata e l’esordio contro il Napoli. Scene che sono entrate nella cronaca di un’estate laziale minata da chi questa realtà si rifiutava di viverla nuovamente. C’era e c’è chi ancora si dice pronto a giurare che la sua dimensione sarebbe stata più agiata sotto la Mole, anche perché CR7 doveva rappresentare solo un sogno dell’estate bianconera, se non addirittura una chimera.
Milinkovic è rimasto un sogno per Torino e CR7 la realtà e forse davvero così tutti possono dirsi di vivere felici e contenti.
Ora si tratta di tornare in forma, di riprendersi pienamente un ruolo che Sergej non ha mai rifiutato, ma che si sente cucito addosso. Al centro di un progetto che vuole consacrarsi insieme e grazie a lui. A Roma, con la Lazio.
(fonte: sslazio.it)