Da possibile partente a possibile partente. Solo che ne secondo caso sarebbero stati i Mondiali di Russia 2018. Luis Alberto li ha sognati, convocato da Lopetegui in un paio di occasioni, ma mai con costanza per entrare a far parte della spedizione iberica nella terra euroasiatica.
Luis aveva cominciato con i dubbi questa stagione ad Auronzo di Cadore, ma già deciso ad un cambio. Il segnale era stato il colore dei capelli. Biondo, un piccolo segnale per far capire che ci sarebbe stato un mutamento. Ed il cambiamento è arrivato dopo i colloqui con Inzaghi, il suo giostrare come regista prima dell’arrivo di Lucas Leiva e l’infortunio di Felipe Anderson.
Già, perché quando il brasiliano si è fermato ai box, lo spagnolo è entrato negli schemi del tecnico come spalla di Ciro Immobile. In pratica Luis ha ricominciato a giocare come faceva al Deportivo La Coruna, numero 10 ipotetico ma non sulle spalle. I movimenti sono quelli. Tifosi ed addetti si sono accorti di lui dopo il gol al Milan, il quarto della partita. E poi gli assist, 21 in tutte le competizioni, la rete al Sassuolo ma soprattutto quella alla Spal fuori casa. Da spellarsi le mani. Un bottino di 11 reti prima dell’infortunio contro l’Atalanta, 12 in stagione se contiamo quella in Europa League contro il Vitesse.
Alla fine, un anno di rinascita. Luis Alberto sa di che pasta è fatto, sa che può migliorare. Per fare bene con la Lazio e di conseguenza cercare la convocazione in Nazionale per i prossimi Europei. Perché se è vero che la Spagna sta finendo un ciclo, il numero 18 biancoceleste è uno dei giocatori che potrebbero servire per aprirne un altro.