di Claudio CHIARINI
Da lunedì 21 maggio ha preso il via l’aumento di capitale da 115 milioni di euro dell’As Roma che si concluderà il 7 giugno prossimo. L’operazione era stata approvata dall’assemblea degli azionisti di fine ottobre che aveva concesso il proprio benestare ad una iniezione di capitali da 120 milioni entro la fine del 2018.
Gli azionisti di controllo americani, guidati dal presidente James Pallotta, che hanno oltre l’82% del capitale della Roma, hanno già anticipato 90,5 milioni tramite il veicolo Neep e 3,6 milioni tramite la As Roma Spv llc, per un totale di 94,1 milioni, arrivando a coprire in questo modo praticamente l’intera quota di competenza dell’aumento. Tuttavia questo denaro è già stato versato e, verosimilmente, utilizzato. I quasi 21 milioni residui sono stati raccolti nei primi giorni di aumento di capitale ma sono insufficienti per coprire l’intero fabbisogno finanziario dell’As Roma. Cade in errore chi pensa che l’aumento di capitale, pur andando a buon fine, possa risolvere tutti i guai finanziari della società di Trigoria che sono dettagliatamente definiti e descritti proprio nel documento informativo di oltre 300 pagine sull’operazione di aumento di capitale in atto in questi giorni.
Il documento spiega che: “L’aumento di capitale si inserisce in un contesto di significativo deterioramento della situazione economica, finanziaria e patrimoniale del gruppo As Roma, caratterizzata, tra l’altro, da un trend reddituale negativo, da un deficit patrimoniale (a livello consolidato) pari a 129,3 milioni al 31 dicembre 2017, nonché da una situazione di elevata tensione finanziaria (al 31 marzo 2018, l’indebitamento finanziario lordo del gruppo ammonta a circa 270 milioni)”.
UN FLUSSO NON RISOLUTIVO
Ecco perché in tale contesto l’aumento di capitale non è risolutivo. Il prospetto informativo, infatti, specifica che “anche in caso di integrale sottoscrizione, non consente all’emittente (l’As Roma n.d.r.) di superare la fattispecie di cui all’articolo 2446 del codice civile (riduzione del capitale sociale di oltre un terzo in conseguenza di perdite), nella quale la società versa al 31 dicembre 2017. Alla data del prospetto informativo sussiste altresì il rischio che un peggioramento significativo dei risultati negativi possa condurre a un ulteriore deterioramento patrimoniale tale da far configurare la fattispecie di cui all’articolo 2447 del codice civile (riduzione del capitale sociale al di sotto del limite legale)”. Inoltre “anche in caso di integrale sottoscrizione, non è sufficiente a far fronte al fabbisogno finanziario complessivo netto del gruppo per i 12 mesi successivi alla data del prospetto informativo”. Infatti “la stima di detto fabbisogno finanziario ammonta a 143 milioni e i proventi netti per cassa dell’aumento di capitale in caso di integrale sottoscrizione dello stesso ammontano a 20,4 milioni, tenuto conto che per la rimanente parte gli azionisti di riferimento si sono impegnati alla sottoscrizione solo mediante conversione in azioni dei versamenti precedentemente effettuati; pertanto, in esecuzione degli impegni degli azionisti di riferimento non perverranno alla società proventi per cassa”.
MANCANZA DI LIQUIDITA’
Il documento informativo specifica che “in assenza delle misure individuate a copertura del fabbisogno finanziario complessivo netto per i 12 mesi successivi alla data del prospetto informativo, si prevede che il gruppo esaurisca le disponibilità liquide entro la fine del mese di luglio 2018″. Cosa che rischia di accadere molto presto, con le relative difficoltà di pagamento degli stipendi dei calciatori, proprio come accaduto nel 2017.
ULTERIORE INDEBITAMENTO
Il documento elenca poi le misure pianificate per correre ai ripari. Innanzitutto si prevede la “possibilità di ricorrere a ulteriore indebitamento finanziario attraverso la sottoscrizione di contratti di finanziamento a medio/lungo termine con istituti di credito e/o la possibilità di usufruire di apporti da parte dell’azionista di riferimento”. In questo senso, fino ad oggi, Pallotta e soci hanno sempre aperto il portafogli in caso di necessità. Tuttavia, considerati anche i ritardi per la costruzione del nuovo stadio, che è il core bussines che li ha attratti ad acquistare la Roma, non è detto che ciò accada anche in futuro: lo stesso Pallotta ha dichiarato più volte che se non dovessero consentirgli di costruire stadio e annessi, a quel punto venderebbe la Roma.
LA PEZZA CHAMPIONS LEAGUE
Il documento auspica che un decisivo aiuto finanziario per tamponare la crisi derivi dalla partecipazione della squadra alla prossima Champions League, confermata per il secondo anno consecutivo. In particolare la società giallorossa conta sui “flussi di cassa operativi netti rivenienti dalle performance sportive che saranno eventualmente conseguite dalla prima squadra nel corso della partecipazione alla competizione Uefa Champions League nella stagione sportiva 2018/19, e dall’eventuale sottoscrizione di nuovi accordi di sponsorizzazione”. A riguardo si potrebbe pensare che le entrate di circa 100 milioni tra diritti tv, sponsorizzazioni, premi e botteghino arrivati dalla Champions, anche grazie alla conquista della semifinale (non accadeva dalla stagione 1983/1984) poi persa contro il Liverpool, possano avere permesso di sanare i conti. Ma non è così perché “dal 1 gennaio 2018 alla data del prospetto l’andamento economico del gruppo è stato significativamente influenzato dai ricavi rivenienti dalle vittorie ottenute negli ottavi di finale nella doppia sfida con lo Shakhtar Donetske nei quarti di finale, con l’Fc Barcellona, che hanno permesso la qualificazione alle semifinali della competizione disputate contro il Liverpool Fc, dalla sottoscrizione della partnership pluriennale con la compagnia aerea Qatar Airways, e dalla cessione dei diritti pluriennali alle prestazioni sportive del calciatore Emerson Palmieri, che hanno determinato un incremento significativo dei ricavi complessivi del Gruppo, rispetto a quanto conseguito nei primi sei mesi dell’esercizio 2017/2018. Detto incremento non è comunque sufficiente a fronteggiare la crescita dei costi e pertanto l’andamento reddituale del gruppo dal 1 gennaio 2018 alla data del prospetto è in linea con la previsione della perdita d’esercizio e consolidata per l’esercizio 2017/18″.
LA SOLUZIONE CALCIOMERCATO
Ecco che nel documento si mette in preventivo “la cessione di asset aziendali disponibili, e in particolare dei diritti pluriennali alle prestazioni sportive dei calciatori, in continuità con quanto avvenuto negli ultimi esercizi”. In termini semplici anche quest’anno, per tamponare i problemi finanziari, la Roma sarà costretta a vendere i suoi giocatori migliori nel prossimo calciomercato, sperando di venderli bene come la scorsa estate.
UN POSSIBILE PEGGIORAMENTO
Ma non è finita qui. Il prospetto elenca anche tutta una serie di fattori che potrebbero peggiorare ulteriormente la situazione finanziaria dell’As Roma. In primo luogo le “incertezze connesse alla vicenda MediaPro relativa alla vendita dei diritti radiotelevisivi, i cui proventi rappresentano una delle principali fonti di ricavo”. Ma anche “l’esito sfavorevole delle procedure di controllo avviate dagli organi competenti in relazione al mancato rispetto dell’accordo transattivo sottoscritto con la Uefa (nel maggio 2015) a seguito dell’accertata non conformità a determinati requisiti stabiliti dalla cosiddetta Financial fair play regulation”. Per non parlare della possibile “ decadenza dal beneficio del termine nel caso di mancato rispetto delle clausole previste dal contratto di finanziamento sottoscritto con Goldman Sachs international e Unicredit, o in conseguenza di un eventuale deterioramento del rating assegnato al contratto di finanziamento da Standard & Poor’s”.
Insomma, come detto all’inizio, sempre citando il documento, “anche l’eventuale integrale sottoscrizione dell’aumento di capitale non è sufficiente ai fini del mantenimento della continuità aziendale dell’emittente e del gruppo As Roma, occorrendo a tal fine che siano poste in essere e che abbiano buon esito ulteriori azioni volte a contrastare il deterioramento patrimoniale e la situazione di tensione economico–finanziaria”.
NESSUNA CERTEZZA
In sintesi all’As Roma si è tutt’oggi al punto che per garantire la prosecuzione dell’attività, il consiglio di amministrazione, guidato dall’Ad Umberto Gandini, conta sul sostegno degli azionisti americani e sul calciomercato. Ma è altrettanto vero, come sottolinea sempre il documento, che “alla data del prospetto informativo non vi è certezza del buon esito di tali azioni, anche tenuto conto della circostanza che tali azioni richiedono il coinvolgimento e l’assenso di soggetti diversi dall’emittente”.
UN COMPLICATO REBUS
Nel frattempo, in attesa di risolvere il complicato rebus che dovrebbe indicare la retta via da percorrere per riportare i propri conti in sicurezza, l’ultima assemblea dei soci dell’As Roma, tenutasi il 16 aprile scorso, ha preferito temporeggiare, decidendo di differire all’assemblea che in autunno dovrà approvare il bilancio al 30 giugno del 2018 “l’eventuale adozione, ricorrendone i presupposti, dei provvedimenti previsti dall’articolo 2446 comma 2 del codice civile, che prevede che “se entro l’esercizio successivo la perdita non risulta diminuita a meno di un terzo, l’assemblea ordinaria o il consiglio di sorveglianza che approva il bilancio di tale esercizio deve ridurre il capitale in proporzione delle perdite accertate”. Pertanto – mette in guardia sempre il prospetto informativo – permane il rischio, ove il gruppo conseguisse un risultato significativamente peggiorativo rispetto a quello atteso, di una riduzione fino all’eventuale azzeramento del valore di tutte le azioni, comprese le nuove azioni emesse in sede del presente aumento del capitale sociale”.
IL NUOVO STADIO
Molte speranze dei tifosi giallorossi sono riposte nel nuovo stadio. Il “Famo ‘o stadio!” proclamato lo scorso anno dal Pupone Francesco Totti aveva contribuito ad ottenere il via libera, giunto a dicembre 2017, dalla Conferenza dei servizi. Così il sogno di poter finalmente posare il primo mattone del nuovo stadio della Roma diventerà presto una solida realtà: la stessa Raggi, sindaco di Roma, ha profetizzato che la prima pietra del nuovo impianto potrebbe essere posata entro la fine dell’anno. Ma di fondo c’è un equivoco: di fatto lo stadio sarà solo idealmente di proprietà dell’As Roma, perché di fatto apparterrà ai suoi azionisti, ossia gli americani capitanati da Pallotta e riuniti nel veicolo Neep Roma Holding. Quest’ultimo, infatti, custodisce tra le proprie partecipazioni non soltanto la quota di maggioranza nell’As Roma, pari al 79% (la squadra di calcio è quotata in Borsa), ma anche il 100% della Stadio Tdv spa, che è appunto la società deputata alla gestione e al finanziamento del progetto “Stadio della Roma”. Quindi ecco spiegato perché neppure i ricavati dalle attività connesse al nuovo stadio serviranno a finanziare direttamente l’As Roma, ma piuttosto gonfieranno le tasche di Pallotta e soci i quali solo di riflesso decideranno poi se reinvestire parte dei ricavi nella loro squadra di calcio.