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3 aprile 2016: due anni dell’era Inzaghi. Un laziale con il senso di appartenenza

di Alessandro DE CAROLIS

Simone Inzaghi e la Lazio, un legame iniziato nel lontano 1999 che negli anni è diventato un senso di appartenenza. Giunto nella capitale all’età di 23 anni è cresciuto nei colori biancazzurri rivestendo ogni tipo di ruolo: calciatore, allenatore del settore giovanile e della prima squadra. Quasi un ventennio con la stessa maglia e lo stesso stemma cucito sul petto. Arrivato al comando della prima squadra il 3 aprile 2016 al posto dell’esonerato Stefano Pioli, si è fatto subito amare dai giocatori e dal pubblico. Un rapporto consolidato nell’estate visto il rifiuto di Bielsa alla panchina biancazzurra con un Inzaghi ormai sulla strada verso Salerno. Da allenatore della Salernitana ad allenatore della Lazio. L’estate che cambiò la sua vita e quella della Lazio. Tanti dubbi al momento della nomina (visto il suo debutto assoluto nel calcio professionistico) spazzati via in pochi mesi. Una prima annata fantastica con un piazzamento diretto in Europa League, una finale di Coppa Italia e una di Supercoppa Italiana. Un allenatore capace non solo di rivitalizzare una squadra allo sbando, ma anche di riportare la passione nel popolo laziale. La sua seconda annata, iniziata nel migliore dei modi con la conquista della Supercoppa, sta andando meglio della prima vista la corsa alla Champions. Un allenatore con un senso di appartenenza dentro capace di trasmetterlo anche ai suoi ragazzi. Le sue corse impazzite nei gol più decisivi dei suoi ragazzi dicono tutto. La corsa lungo la linea laterale del campo ad accompagnare Ciro Immobile verso Szczesny nel derby di coppa dice tutto. Ma anche gli abbracci con i suoi ragazzi, come quello con Milinkovic, sono prova di un allenatore capace di entrare nel cuore dei suoi ragazzi. Un fratello (come lo definisce Radu) ma anche un padre capace di alzare la voce per correggere gli atteggiamenti sbagliati (caso Anderson). Se questa Lazio è la più forte dell’era Lotito è soprattutto merito suo. Ormai è più che lecito paragonarlo a una leggenda come Tommaso Maestrelli. Simone Inzaghi ama la Lazio e i laziali amano Inzaghi.

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