di Gian Luca MIGNOGNA
Come noto ai più, a margine del vertice tra Direttori di Gara ed Allenatori di Serie A, in conferenza stampa, la Classe Arbitrale ha dato i numeri per poter trarre un (proprio) bilancio dell’innovazione VAR introdotta quest’anno nel massimo campionato di calcio italiano.
Ci hanno detto che a tutt’oggi, nelle 210 partite disputatesi in Serie A, l’intervento del VAR è stato registrato in 1.078 circostanze controverse. Secondo gli Arbitri la percentuale di errore sarebbe stata pari all’1%, con un cospicuo miglioramento rispetto al recente passato in cui tale tecnologia non era in uso (5,6% di errori).
In questa prima frazione di stagione la media è stata di 5.1 “check” a match, ma per i rappresentanti dell’AIA la maggior parte di essi sarebbero stati silenti. Le tempistiche decisionali risulterebbero ridottesi da 1 minuto e 22 secondi, mediamente necessario nelle prime tre giornate, agli attuali 30 secondi circa, dei quali 9 necessari alla Video Assistence per individuare le immagini risolutive.
Le decisioni arbitrali sarebbero state mediamente modificate con un arco temporale di minuto e 15 secondi, di cui 33 secondi necessari per la verifica da parte dell’arbitro tramite video in campo, a fronte dei 2 minuti e 35 secondi impiegati nelle prime tre giornate.
Le (ex) giacchette nere hanno annunciato che risulta aumentato anche il numero dei rigori concessi (+5.5%), i falli sono perfino diminuiti (-8%), così come le ammonizioni (-18.8%), le simulazioni (-23%) le espulsioni (40 contro 51, zero per proteste).
Tutto bello, tutto tecnologico, tutto stupefacente. La Classe Arbitrale ha dato i numeri. Senza spiegare, in effetti, come mai in Roma-Lazio ai giallorossi è stato concesso un penalty oltremodo dubbio senza ricorrere all’ausilio del VAR, che viceversa è stato utilizzato per ben 3 minuti per un successivo rigore concesso alla Lazio per un “mani” vistosi distintamente finanche dalla collina di Monte Mario. Senza chiarire, inoltre, come sia potuto accadere che in Lazio-Fiorentina è stato concesso ai viola un calcio di rigore a tempo scaduto per un presunto fallo di Caicedo su Pezzella, della cui gamba tesa nessuno si è accorto in sede review. Senza rivelare i grandi misteri di Lazio-Torino, altresì, che hanno costretto i biancazzurri a giocare buona parte del match in dieci per un’inopinata espulsione di Immobile poi smentita dallo stesso Giudice Sportivo, a subire una sconfitta generata da un mancato penalty a cui nessun VAR ha reso giustizia e poi a disputare Atalanta-Lazio nel turno successivo priva del Capocannoniere del campionato. Senza nemmeno evidenziare, infine, perché in Lazio-Inter il calcio di rigore inizialmente concesso ai capitolini sia stato revocato dopo due minuti di VAR, a cui è singolarmente sfuggito l’aumento di volume ed il danno procurato dal “colpo di mano” dell’interista Skriniar.
Misteri irrisolti. La Classe Arbitrale dà i numeri, ma i Laziali contano…