Durante la trasmissione “Quelli che hanno portato il calcio a Roma” in onda su Radio Sei è intervenuto l’avv. Gian Luca Mignogna:
“Volevo ringraziare il Tempo e Luigi Salomone per lo spazio concessomi e dedicato alle iniziative relative alla Classe Action ed allo Scudetto del 1915. Questa settimana da tante parti ci è stato chiesto se era possibile fare qualcosa per ovviare ai torti arbitrali subiti di recente: abbiamo studiato la situazione, è una cosa complessa ma sfruttando qualche cavillo giuridico probabilmente abbiamo trovato un punto su cui agire. La class-action è un’azione collettiva che il codice riserva a determinate categorie, quelle dei consumatori (parte attiva) ed erogatori di servizio (parte passiva). Ipotizziamo di iniziare questo contenzioso mettendo insieme tutti i tifosi laziali in quanto consumatori (possessori di biglietti delle partite incriminate, abbonati alle pay-tv e allo stadio e scommettitori in possesso del titolo) per poter rivendicare il diritto ad avere una esecuzione del contratto commerciale specifica e non distorta. La controparte sarebbe l’Associazione Italiana Arbitri, la richiesta è l’applicazione del protocollo VAR in maniera diversa da quanto accaduto finora. La tecnologia deve intervenire solo in caso di errori madornali e non negli episodi dubbi. Servirebbe un’adesione altissima per questo tipo di azione.
La norma che ci consentirebbe di fare la class action è contenuta nel codice dei consumatori e nel codice di procedura civile. Ricordo decine di arbitraggi sfavorevoli ma in passato non esisteva il VAR, oggi invece c’è un protocollo prestabilito e chiunque acquista un pacchetto lo acquista con le regole del caso, facendo affidamento su una certa disciplina che se viene violata apre lo spiraglio per poter pretendere i propri diritti a livello giuridico. Oggi il calcio è un prodotto prevalentemente commerciale. Abbiamo anche aperto un indirizzo e-mail per accogliere le richieste di adesione: su aquila1915@libero.it ci hanno già scritto diverse decine di persone, a chi ha aderito avvertiamo che risponderemo ma aspettiamo che il numero salga, ancora non siamo abbastanza per poter intraprendere questa class action.
All’ultimo derby abbiamo visto soltanto un’immagine dell’episodio incriminato, quello del fallo di Bastos su Kolarov in area di rigore. Non è possibile che in alcune gare ci siano 20 telecamere che riprendono tutto dalle angolazioni più impensabili, mentre sul penalty a favore della Roma sono apparse poche immagini. Ogni partita dovrebbe essere dotata dello stesso numero di inquadrature”.