Raimondo Marino, ex difensore biancazzurro, è intervenuto sugli 88.100 nella trasmissione Laziali On Air:
Hai giocato in tre partite che hanno fatto la storia della Lazio: lo spareggio per la salvezza contro il Campobasso, lo scontro decisivo per la promozione contro il Taranto e il derby Lazio-Roma con il ritorno alla vittoria e il gol di Di Canio. Qual è stata quella che ti ha regalato più emozioni? – Per giocare quel derby firmai le dimissioni dall’ospedale nonostante un serio problema ai reni. Quella contro il Campobasso è stata sicuramente la più importante, in caso di sconfitta la Lazio sarebbe scomparsa.
– Sei stato un leader a livello difensivo, oggi quel ruolo lo ricopre De Vrij. Quanto dovrebbe impegnarsi la società a tenerlo? – De Vrij mi piace tanto, fa giocate semplici senza complicarsi inutilmente la vita. La sua permanenza dipende dalla società, se l’obiettivo è quello di fare il salto di qualità non puoi fare a meno dell’olandese.
Un giudizio in generale della difesa, fino a due anni fa il principale tallone d’Achille? – Oggi mi sembra il reparto più coperto, alla Lazio adesso mancano giocatori di personalità a centrocampo e in attacco, in grado di fare la differenza nei momenti decisivi, di vincere gli uno contro uno.
– Keita e Felipe Anderson sono due giocatori molto bravi a superare l’uomo e a eludere la marcatura avversaria, qualità imprescindibile come tu sostieni… – Loro due non li manderei mai via, essendo in grado di mandarti in porta con i loro movimenti che disorientano gli avversari. Servirebbe solamente qualcuno – oltre a Immobile – in grado di buttarla dentro.
– Un giudizio sull’operato di Inzaghi? Dopo l’ottimo campionato ora è chiamato a confermarsi… – Mettiamo in chiaro le cose, l’allenatore conta il 10%, il suo compito principale è tenere unita la squadra e non fare favoritismi. Zidane ha vinto la Champions League perché può contare su un fenomeno come Cristiano Ronaldo che ti spacca le partite in due in qualsiasi momento, Mourinho ai tempi dell’Inter non faceva giocare chi si presentava in ritardo agli allenamenti. Ho giocato nel Napoli assieme a Maradona, eravamo uno squadrone, purtroppo lo spogliatoio era diviso in tre gruppi e non facevamo altro che litigare tutto il tempo.
– Sei sempre stata una persona seria e professionale, cosa ne pensi delle polemiche relative al caso Donnarumma e alle trattative di mercato? – Io non ho mai accettato compromessi, il mio procuratore è Dio. Il caso su Donnarumma è stato montato per vendere più giornali, ma al suo posto, basandomi su principi sani, non avrei firmato. Mi sembra comunque una mancanza di rispetto verso i tifosi che ti sostengono incondizionatamente.
– Da osservatore esterno pensi che l’anno prossimo il leit motiv sarà ancora “Juve contro tutti”? – Per me se la giocheranno i bianconeri e il Milan, mi spiace per il Napoli ma se vuoi vincere devi comprare giocatori fortissimi, altrimenti non vai da nessuna parte.
– In particolare ti piace Sarri come allenatore? – Tantissimo, devono lasciarlo lavorare e la società deve comprare i giocatori necessari per rinforzare la rosa e renderla una volta per tutte competitiva per lo scudetto. Lotito dovrebbe fare lo stesso, se vendi un giocatore forte come fai a rimpiazzarlo? Inoltre serve maggiore programmazione, muoversi con molto anticipo.
– Cosa ne pensi invece delle vicissitudini legate alla partenza di Biglia? – Un tempo esistevano le bandiere, oggi non ci sono più e molto raramente un giocatore rimane con la stessa squadra per tutta la carriera. Certi personaggi come alcuni presidenti e procuratori hanno contribuito a far sparire questa figura romantica, io non do la colpa ai giocatori ma al sistema che si è venuto a creare oggi.
– Un’ultima domanda su Maradona, tu ci hai giocato insieme quando era all’apice della carriera. Come ti sei trovato con lui? – I primi tempi andavamo abbastanza d’accordo, finché non ci fu l’incontro tra Oliva e Sacco, quando decidemmo di scommettere le rispettive buste paga, e allora venni a scoprire che prendeva qualcosa come 300 milioni al mese, da quel momento i rapporti si sono deteriorati e in un’occasione siamo quasi venuti alle mani per alcune sue battute fin troppo spinte. Vinse Oliva, ma io rinunciai a incassare la vincita enorme, anche se in molti mi dissero che se avesse vinto Sacco lui si sarebbe preso i soldi. Da quel momento i rapporti si sono deteriorati e in un’occasione siamo quasi venuti alle mani per alcune sue battute fin troppo spinte, mentre io non mancavo mai di ricordargli il successo di Oliva.