di Fabio BELLI
La “bomba” è esplosa sulle colonne del quotidiani “Il Tempo“, ma dietro la scoperta di una Roma nata in Serie B e portata artificiosamente non solo tramite la fusione di club diversi, ma anche tramite un ripescaggio “forzato” a partecipare alla Divisione Nazionale del 1927, c’è l’avvocato Pasquale Trane e il Centro Studi Nove Gennaio Millenovecento. Che tramite una ricerca costante sulla storia della Lazio e delle origini del calcio romano in generale, con oltre 150.000 documenti già digitalizzati, ha scoperto la lettera che ha stabilito come la Roma fosse nata salvando Fortitudo, Alba e Roman dalle serie inferiori. Ma altri particolari interessantissimi emergono su quella vicenda: in esclusiva a Laziostory, l’avvocato Trane spiega come andarono le cose…
Avvocato Trane, la prima domanda è d’obbligo: come nasce questa scoperta che cambia la percezione delle origini del calcio romano? “In realtà noi del Centro Studi da cinque-sei anni abbiamo questa passione di andare a raccogliere, fotografie, documenti e ciò che riguarda la storia della Lazio, ma non solo perché poi le vicende si intrecciano con quelle degli albori di tutto il calcio romano. Nell’ambito delle richieste è stato acquisito questo faldone in originale, si tratta di un carteggio che va dal 1911 al 1927 tra il Comune di Roma e la Lazio. Il tema era il campo della Rondinella, che era adiacente a quello del Roman che aveva attraversato all’epoca diverse vicissitudini societarie. La Lazio aveva interesse ad allargare l’area in cui sorgeva la Rondinella e ad acquisire l’eventuale campo del Roman. E’ spuntato in questo carteggio il valore storico di questo documento del 1927, che spiega come il Prefetto abbia stabilito come la Lazio fosse la squadra più seguita ed importante di Roma, e soprattutto come i sodalizi che hanno dato vita alla Roma si trovassero in Seconda Divisione, ovvero Alba e Fortitudo. Il Roman era addirittura retrocesso dalla Seconda Divisione ancora più in basso. Naturalmente se nessuna delle tre squadre aveva titolo per giocare in Serie A, anche la squadra nata dalla fusione non aveva questo diritto. A fine agosto fu decisivo l’intervento di Italo Foschi per l’allargamento del massimo campionato da venti a ventidue squadre, reso possibile dalla fusione tra Andrea Doria e Sampierdarenese che aveva liberato un posto (quindi automaticamente due per la necessità di avere un numero pari di squadre ai nastri di partenza).”
Le risposte, alcune anche molto piccate, dal mondo romanista non hanno tardato ad arrivare. Non convincono però precisazioni smentite addirittura da particolari della storia già da tempo noti… “E’ normale che nascano sfottò e ognuno può guardare la storia dal suo punto di vista, ma i dati ufficiali inconfutabili della Federazione non possono essere contestati. Si affermano però molte inesattezze per replicare: si è detto addirittura che la Rondinella non interessava alla Roma poiché era un impianto fatiscente, quando era stato appena stato ristrutturato, nel 1924. Affermando ciò si ignora peraltro la storia stessa della Roma, che nel primo campionato a girone unico si fece prestare dalla Lazio la Rondinella perché era considerato il più bell’impianto di Roma: basti pensare che la più larga vittoria in campionato della storia giallorossa, Roma-Cremonese 9-0, avvenne proprio alla Rondinella. Il terreno era in concessione dal Comune, ma l’impianto era di proprietà della Lazio e fa pensare come il club biancazzurro sia stato uno dei primi nella storia del calcio italiano ad avere un impianto di proprietà. Fu ristrutturato nel 1924 perché convertito in orto di guerra a causa del primo conflitto Mondiale, un contributo che la Lazio offrì alla patria e per il quale ricevette il titolo di Ente Morale.”
La domanda, dagli studi fatti, a questo punto è: perché all’epoca ci fu una decisione così forzata, creare una realtà calcistica a tavolino e addirittura stravolgere i campionati con ripescaggi e accorpamenti, quando c’era già la Lazio a rappresentare Roma nel calcio, come addirittura messo per iscritto dal Prefetto? Il regime fascista era davvero così ossessionato dalla presenza del nome “Roma” o c’era dell’altro? “All’epoca c’era una netta disparità tra le squadre del centro-sud e quelle del Nord. Lazio ed Alba persero complessivamente cinque finali scudetto contro le squadre del Nord, ma se si guarda alla storia del calcio italiano e alla divisione dei titoli questa differenza profonda non è mai stata superata. L’idea era quella di superare il frazionamento delle squadre del centro-sud, ottenendo realtà uniche tramite fusione per aumentare la competitività dei club. Avvenne a Napoli, Firenze e Bari perché ci fu l’accorpamento di tutte le realtà calcistiche e un’operazione del genere andò in scena anche nelle Marche, con la Giuliese, sotto la regia di Italo Foschi peraltro. Il quale era il Federale dell’Urbe, ma il progetto romano fu stoppato dal Generale Vaccaro (che non era Federale ma faceva parte della Milizia). Il Generale pretese che la squadra unica di Roma fosse la Lazio: qui le strade della storia divergono, si parla di Foschi che voleva il nome “Roma” a tutti i costi per una questione storica e di riconoscibilità e appartenenza. Anche qui documenti e testimonianze affermano come Fortitudo e Alba avessero qualche problema finanziario e avessero bisogno di un’operazione radicale per restare in vita, operazione che interessava a Foschi e a molti vertici del PNF coinvolti attivamente nell’organizzazione di questi club. Ci sarebbero quindi motivazioni e spinte economiche molto forti dietro la nascita della Roma: difficile capire oggi se la verità fosse dietro la versione “romantica” del nome o questa più pragmatica, come molto spesso avviene penso che stia nel mezzo.”
Parlando di storia del calcio e della Lazio, l’avvocato Gian Luca Mignogna ha trovato in lei uno dei primi e più forti alleati per la rivendicazione dello Scudetto 1915: “Come ho già detto in altre occasioni questa dello Scudetto 1915 è una questione che è stata sollevata già in passato. L’intervento di Gian Luca Mignogna è stato determinante per sensibilizzare finalmente l’opinione pubblica su questa vicenda: le 33.000 firme della petizione sono in questo senso un risultato incredibile. L’avvocato Mignogna mi ha chiesto di preparare un dossier documentale che abbiamo integrato alle sue ricerche: la FIGC ha accettato l’istanza straordinaria componendo la commissione di Saggi, persone competenti che sembrano aver raggiunto la conclusione, dopo aver riesaminato gli atti e contattato il Genoa a caccia di documenti ufficiali che non sono mai stati individuati, di assegnare l’ex aequo per riparare al torto fatto cento anni fa. Il presidente Tavecchio sui tempi è stato perentorio e anche un po’ duro, parlando di come si possa aspettare un altro anno dopo averne attesi già cento, ma una volta giunti a queste conclusioni non vedo come si possa arrivare a negare quello che è un diritto sacrosanto per la Lazio.”